La scienza dimostra gli effetti negativi per la tua salute dei gruppi WhatsApp (soprattutto quelli delle mamme)

Ecco come i gruppi WhatsApp possano essere dannosi per la propria salute mentale e come difendersi da questa continua ansia di rispondere

Tutti noi usiamo WhatsApp quotidianamente e la comodità di poter scrivere a chiunque in qualsiasi momento per qualsiasi cosa abbiamo bisogno è impagabile. Eppure nel corso degli anni questa app di messaggistica è diventato anche la causa di una notevole quantità di ansia, con ogni nuova funzione che ci introduce a una nuova ondata di cose di cui preoccuparsi.

Tra queste, ma non solo, c’è la possibilità di vedere quando una persona con cui si sta parlando è online, sapere quando sta scrivendo un messaggio (e sapere quando si ferma), vedere quando ha letto il messaggio (e quindi ha scelto di non rispondere) e vedere quando qualcuno è stato attivo l’ultima volta.

Per fortuna è possibile disattivare la maggior parte di queste funzioni. Ma non è detto che questo metta fine alle vostre preoccupazioni. Supponiamo che abbiate avuto l’ardire di spegnere il telefono mentre lavorate. Potreste facilmente tornare e scoprire di aver perso più di 100 messaggi in un determinato gruppo, perché tutti gli altri erano al telefono nello stesso momento. La pressione per recuperare tutto ciò che si è perso e per dare il proprio contributo può essere immensa.

La difficoltà di interagire nei gruppi (e di lasciarli)

Naturalmente non aiuta il fatto che oggi le persone sembrano creare gruppi WhatsApp per i motivi più assurdi. Certo, ci sono quelli più ovvi: cene di compleanno, feste di Natale, ronde di quartiere, i tanto temuti gruppi delle mamme per la scuola.

Poi ci sono quelli più oscuri, creati per ogni scopo, dalla pianificazione di un brunch allo spazio per parlare dell’ultimo programma tv. Ce ne sono persino alcuni che non hanno alcuno scopo, se non quello di creare un senso di appartenenza sociale che può essere allo stesso tempo convalidante e isolante.

Marc Hekster, consulente psicologo clinico presso la Summit Clinic di Highgate, ha spiegato:

I gruppi WhatsApp sono caratterizzati da tutte le qualità che si riscontrano in altri contesti sociali in cui gli individui competono per l’attenzione. Uno dei problemi principali è che più persone ci sono nel gruppo, più è difficile capire come stabilire le dinamiche di gruppo. Di conseguenza, può diventare uno spazio incontrollabile in cui gli individui sono ridotti a oggetti di fantasia su cui proiettare i sentimenti dei mittenti, siano essi positivi o negativi. Questo produrrà inevitabilmente ansia e divisione e, in alcuni casi, può portare a una sorta di scontro che può avvenire in modo improvviso e inaspettato, lasciando le persone più ingenue o vulnerabili intrappolate in qualcosa che può sembrare opprimente e isolante.

Forse una delle cose peggiori è che si può essere aggiunti a un gruppo WhatsApp senza il proprio consenso. In questo caso subentra l’attenta arte di sapere quando lasciare un gruppo e di gestire le conseguenze di chi ti vede uscire.

Fino all’agosto dello scorso anno, i membri di un gruppo ricevevano una notifica ogni volta che qualcuno lasciava un gruppo. Ora WhatsApp ha introdotto l’opzione di abbandonare “silenziosamente” un gruppo senza avvisare nessuno, tranne gli amministratori del gruppo.

Come gestire meglio queste applicazioni

Il problema è che queste piattaforme non possono fare molto per alleviare le ansie che provocano. E per molti di noi non è così semplice abbandonarle del tutto. WhatsApp e altre applicazioni simili sono diventate strutture così essenziali della vita moderna che cancellarle potrebbe ostacolarci socialmente e professionalmente.

Invece, dobbiamo semplicemente imparare a gestirle meglio, iniziando a creare un po’ di distanza psicologica. Sul tema è intervenuta anche Zoe Clews, ipnoterapeuta specializzata in ansia che ha sostenuto:

Può essere utile ricordare che non siamo stati progettati per essere in contatto con così tante persone contemporaneamente. Quindi, invece di rimproverarvi di non essere in grado di ‘tenere il passo’ o di ‘essere al corrente dei messaggi’, cercate di capire che non è possibile e che va bene così.

Oltre a cercare di spostare l’attenzione sulle relazioni reali – telefonando agli amici invece di mandargli messaggi, per esempio – Clews suggerisce anche di essere più attenti alle proprie comunicazioni digitali. Quando si parla con qualcuno istantaneamente, può essere facile inviare messaggi che non si intendono e che vengono presi fuori dal loro contesto.

Quando ci sentiamo obbligati a rispondere, possiamo ritrovarci a buttare giù una risposta per il gusto di farlo e non necessariamente con quello che sentiamo o pensiamo veramente. Datevi il permesso di fare una pausa e di dormirci su e inviate semplicemente un messaggio di attesa dicendo ‘Ti risponderò domani su questo’.

Attenzione alle reazioni impulsive

Questo è particolarmente importante per quelli che Clews descrive come “messaggi ad alta carica”, come quelli già citati che si possono inviare o ricevere durante una discussione.

Se riceviamo un messaggio arrabbiato, è fin troppo facile reagire in modo impulsivo e ci si può ritrovare a digitare furiosamente, impegnati in una battaglia Whatsapp che può durare fino alle prime ore del mattino. Se vi prendete del tempo per calmarvi prima di rispondere, probabilmente vi accorgerete di rispondere da un punto di maggiore neutralità, risparmiando tempo, energia e dicendo qualcosa di cui potreste pentirvi.

Quanto prima riuscirete a incorporare tutto questo nel vostro stile di comunicazione, tanto meglio sarà. Dopotutto, la possibilità di comunicare in questo modo presenta anche molti lati positivi, ma potremo godere dei vantaggi solo se impareremo a gestire gli aspetti negativi.

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