Nulla di nuovo per chi ha un poco di senno: il nuovo rapporto mette nero su bianco la pericolosa mancanza di politiche chiare da parte di Twitter e di altre piattaforme per frenare le informazioni errate e le fake news. E non solo: greenwashing, incitamento all’odio e disinformazione sulla salute pubblica. Per i social c’è ancora tanto da lavorare
Già un altro studio, a fine agosto, aveva rilevato che quasi il 50% degli oltre 300mila account “orientati all’ambiente” non sarebbe più attivo da quando Twitter è stato acquisito da Elon Musk. Ora i numeri vengono più o meno confermati e si allargano a tutto il mondo dei social.
Il rapporto Climate of Misinformation di Climate Action Against Disinformation (CAAD) ha infatti esaminato Meta, Pinterest, YouTube, TikTok e Twitter, le loro politiche di moderazione dei contenuti e gli sforzi per mitigare informazioni imprecise e arriva a una amara conclusione: le principali piattaforme sono diventate “attori complici” nell’accelerare la diffusione del negazionismo climatico.
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L’informazione errata e la disinformazione sull’emergenza climatica stanno ritardando le azioni urgentemente necessarie per garantire un futuro vivibile al pianeta, si legge nel rapporto.
Negli ultimi anni, le piattaforme hanno annunciato alcune politiche per fermare la diffusione di falsi contenuti climatici. Nel 2021, per esempio, Google si è impegnato a non consentire più la monetizzazione dei contenuti di negazione del clima su YouTube. All’inizio del 2023, TikTok ha aggiunto il clima alle sue politiche esistenti di cattiva informazione e disinformazione. Nel 2022, Pinterest ha compiuto il passo più grande, vietando la disinformazione climatica sia nei contenuti organici che nelle pubblicità.
Il report
Tuttavia, la ricerca condotta mostra ancora alcune gravi lacune in questo senso e valuta dunque nel dettaglio le politiche di cinque principali piattaforme che dovrebbero mirare a ridurre la diffusione della cattiva informazione e della disinformazione sul clima. Gli studiosi hanno così valutato e classificato:
- Meta (Instagram e Facebook)
- TikTok
- Twitter/X
- YouTube
in base agli standard stabiliti dalla Climate Action Against Disinformation Policy Demands e da “In the Dark”, la scorecard del Climate Action Against Disinformation incentrata sulla trasparenza del 2022.
Ecco ciò che emerso:
- Pinterest ha ricevuto il miglior punteggio, dimostrando di essere leader nel settore in termini di politiche che mitigano la diffusione della disinformazione climatica
- YouTube, Meta e TikTok si sono impegnati ad affrontare il problema della disinformazione climatica sulle loro piattaforme, ma ricercatori indipendenti dimostrano questa politica ha ancora parecchie falle
- Twitter/X ha ricevuto solo un punto: mancano politiche chiare che affrontino la disinformazione e meccanismi sostanziali di trasparenza pubblica
- 4 piattaforme su 5 non hanno ancora una politica di moderazione dei contenuti che includesse una definizione completa e universale di disinformazione climatica
- Nella maggior parte delle piattaforme mancano politiche che affrontino il greenwashing
- Sebbene TikTok abbia dimostrato l’intenzione di farlo, nessuna piattaforma ha mostrato prova di un’eguale applicazione delle politiche di disinformazione climatica in tutte le lingue
- Le politiche sulla privacy di 4 piattaforme su 5 sono difficili da leggere e comprendere
- Manca un reporting algoritmico da parte di tutte le piattaforme e 4 piattaforme su 5 non riportano le tendenze della disinformazione
- 2 piattaforme su 5 non dispongono di strumenti efficaci di educazione pubblica sul cambiamento climatico, soluzioni climatiche e in più strumenti di educazione pubblica come il Climate Science Center di Facebook non contrastano efficacemente la disinformazione
QUI il rapporto completo.
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Fonte: CAAD
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