Un recente studio scientifico ha ottenuto in laboratorio nanodiamanti dalla plastica in condizioni di temperatura e pressione estreme. La formazione di microscopici diamanti è quello che gli esperti suggeriscono avvenga nei cosiddetti pianeti giganti di ghiaccio
Dalla plastica più economica a minuscoli diamanti. Questo è quanto un team di ricercatori è riuscito a ottenere in laboratorio, simulando ciò che avviene nel nucleo di alcuni pianeti. A darne notizia è un nuovo studio scientifico condotto da più poli universitari e pubblicato recentemente sulla rivista Science.
Per mezzo di laser ultrapotenti presso il SLAC National Accelerator Laboratory alcuni studiosi internazionali hanno riscaldato dei fogli di PET, resina comunemente impiegata nella produzione delle bottiglie in plastica. A temperature comprese tra i 3200 e i 5800° C e a pressioni estreme ben oltre i 72 gigapascal gli esperti hanno osservato la formazione di una pioggia di diamanti microscopici.
Ciò è quanto si pensa avvenga all’interno dei cosiddetti “giganti di ghiaccio”, pianeti come Uranio e Nettuno che, proprio come il PET, contengono carbonio, idrogeno ma anche grandi quantità di ossigeno.
Ciò significa che i diamanti sono probabilmente ovunque. Se accade a pressioni inferiori rispetto a quelle viste in precedenza, significa che si trovano all’interno di Urano, all’interno di Nettuno, all’interno di alcune lune come Titano, che contengono idrocarburi, ha affermato Siegfried Glenzer, coautore dello studio.
Particolarmente interessante è un fenomeno correlato noto come acqua superionica. Come sottolinea l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare “la forma superionica dell’acqua è uno stadio in qui questa è solida e liquida allo stesso tempo. Lo stato superionico non esiste sulla Terra ma potrebbe esistere su Urano e Nettuno”.
Sarebbe proprio l’ossigeno a essere l’artefice del processo che porta all’isolamento dell’acqua e alla “formazione di strutture superioniche rilevanti per i campi magnetici dei pianeti” scrivono i ricercatori nello studio.
Oltre ad avere molte future applicazioni pratiche, l’esperimento potrebbe aiutare gli scienziati a scoprire i misteri di Uranio e Nettuno. “Condizioni estreme all’interno dei giganti di ghiaccio come Urano e Nettuno possono provocare transizioni chimiche e strutturali peculiari, ad esempio la precipitazione di diamanti o acqua superionica” si legge infatti nello studio.
Fonte: Science Advances
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