Un team di ricercatori americani ha fatto crescere delle piantine in campioni di suolo lunare: l'incredibile traguardo che getta le basi per un futuro finora solo immaginato
Per la prima volta in assoluto nella storia dell’umanità, un team di scienziati statunitensi ha coltivato piante in alcuni campioni di suolo lunare raccolti più di 50 anni fa.
Si tratta di un traguardo incredibile, che potrebbe avere implicazioni non solo per quelle piante che sulla Terra vivono ormai in condizioni sfavorevoli per effetto della crisi climatica e dell’inquinamento, ma soprattutto per il nostro futuro nello spazio.
Gli astronauti delle missioni Apollo, partiti alla volta del nostro satellite più di mezzo secolo fa, avevano tra gli obiettivi anche quello di portare sul nostro Pianeta campioni di suolo lunare (chiamato regolite), affinché fossero studiati.
Ora, dopo tutti questi anni, tre dei campioni raccolti all’epoca sono stati utilizzati come suolo per la coltivazione di alcune piante di arabetta comune (Arabidopsis thaliana) – e con successo!
Questa ricerca è fondamentale per gli obiettivi di esplorazione umana a lungo termine della NASA poiché dovremo utilizzare le risorse trovate sulla Luna e su Marte per sviluppare fonti di cibo per i futuri astronauti che vivono e operano nello spazio profondo – ha affermato l’amministratore della NASA, Bill Nelson.
Questa ricerca fondamentale sulla crescita delle piante è anche un esempio chiave di come la NASA stia lavorando per sbloccare innovazioni agricole che potrebbero aiutarci a capire come le piante potrebbero superare condizioni stressanti in aree a scarsità di cibo qui sulla Terra.
(Leggi anche: C’è acqua sulla Luna ed è più di quanto si pensasse. La nuova straordinaria scoperta della Nasa)
Gli esperimenti condotti hanno dimostrato che le piante possono crescere nella regolite lunare, un terreno considerato povero di nutrienti e pertanto inospitale alla vita: anche se non robuste come le piante che crescono sul suolo terrestre, queste piantine sono cresciute in modo soddisfacente.
L’Arabidopsis thaliana, originaria dell’Eurasia e dell’Africa, è una pianta appartenente alla famiglia delle crocifere (che comprende broccoli, cavolfiori e cavolini di Bruxelles). Grazie alle sue piccole dimensioni e alla facilità di crescita, è una delle piante più studiate al mondo e più utilizzate per le sperimentazioni.
Per coltivare la pianta, i ricercatori hanno utilizzato campioni di suolo lunare raccolti nelle missioni Apollo 11, 12 e 17 (un grammo di regolite per ogni pianta), aggiungendo ad essi acqua e semi; una soluzione nutritiva è stata aggiunta ogni giorno.
Dopo soli due giorni, le piantine hanno iniziato a germogliare, con grande entusiasmo degli scienziati. Fino al sesto giorno, le piante si sono sviluppate come se fossero sulla Terra, poi ha iniziato a manifestarsi una debolezza che ha portato poi a foglie rachitiche, pigmentazione rossastra e rinsecchimento di alcune radici.
Il sequenziamento dell’RNA di queste nuove piantine, effettuato dopo venti giorni, ha evidenziato la difficoltà che queste hanno incontrato nella crescita, dovendo confrontarsi con un suolo ostile alla crescita.
Inoltre, si è visto anche che campioni lunari provenienti da zone del satellite diverse hanno avuto effetti diversi sulla crescita delle piante.
Si tratta solo di un inizio, ma si può già dire che questa ricerca apre le porte non solo alla coltivazione di piante un giorno negli habitat sulla Luna, ma anche a una vasta gamma di ulteriori domande – per esempio su quali siano i fattori ambientali che influenzano la crescita delle piante.
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Fonti: Communications Biology / NASA
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