I nostri smartphone inquinano più delle auto: 146mln di tonnellate di CO2 entro fine anno

Sono dispositivi di cui non riusciamo più a fare a meno, e talvolta dimentichiamo quanto inquinano: un nuovo smartphone rilascia in atmosfera fino a 85 kg di diossido di carbonio

I nostri cari smartphone, che ci portiamo dietro ovunque andiamo e che con i quali telefoniamo, condividiamo informazioni e contenuti, facciamo foto e video, inviamo mail e mille altre cose, sono gli aggeggi tecnologici più inquinanti che l’uomo abbia mai potuto inventare:

  • hanno una vita relativamente breve – vengono cambiati in media ogni due o tre anni (una lavatrice dura molto di più, per capirci);
  • vengono prodotti utilizzando materiali rari e preziosi – come oro, argento, palladio, terre rare;
  • la loro produzione rilascia in atmosfera chili di CO2 e altre sostanze inquinanti connesse all’estrazione delle materie prime, alla produzione vera e propria, al trasporto del prodotto finito negli store di tutto il mondo.

Un nuovo report dell’agenzia Deloitte Global prevede che gli smartphone prodotti nell’anno in corso rilasceranno in atmosfera 146 milioni di tonnellate di CO2 – una cifra esorbitante, corrispondente a poco meno della metà delle emissioni totali di diossido di carbonio rilasciate in atmosfera lo scorso anno a livello globale.

Da cosa derivano queste emissioni? Come mostrato anche dal grafico qui sotto, la maggior parte della CO2 (83%) è connessa alla produzione dei nuovi dispositivi; circa l’11% delle emissioni è invece legato all’utilizzo dei dispositivi già immessi sul mercato (quelli che sono ora nelle nostre tasche); le restanti emissioni dipendono dai processi di fine vita dello smartphone (come smaltimento e riciclaggio) o da un suo ricondizionamento.

Quanta CO2 genera uno smartphone?

Si stima che la creazione di un nuovo smartphone rilasci in atmosfera fino ad 85 kg di CO2, ma ci sono due importanti fattori che contribuiscono a modificare questa stima: il riciclo dei materiali che costituiscono il cellulare nuovo e l’efficienza energetica degli impianti di produzione.

Utilizzare materiali riciclati riduce conseguentemente le emissioni connesse alle attività estrattive: per esempio, è possibile utilizzare stagno riciclato per i circuiti stampati, cobalto per le batterie e alluminio per le custodie, ma anche plastica rigenerata per le parti esterne del dispositivo; le attuali tecnologie permettono inoltre il recupero e il riciclo delle terre rare (che costituiscono componenti degli altoparlanti).

Allo stesso tempo, una fabbrica alimentata a energia solare o eolica ha chiaramente un impatto meno incisivo sull’ambiente e sull’inquinamento rispetto ad una che si avvale di fonti energetiche fossili, come il carbone.

Durante la propria vita, uno smartphone genera una media di 8 kg di emissioni all’anno – una cifra comunque elevata ma di gran lunga inferiore rispetto a quella necessaria alla creazione di un prodotto nuovo. Secondo il report, è necessario agire su tre fronti per ridurre l’impatto di un dispositivo sull’ambiente:

  1. Fase di produzione. Come abbiamo detto, è possibile e doveroso incrementare l’utilizzo di materiali riciclati nei processi di produzione, come anche affidarsi a fonti energetiche rinnovabili e meno inquinanti.
  2. Fase di utilizzo. È necessario allungare la vita dei nostri dispositivi, provvedendo a riparazioni e sostituzioni di parti rotte: questi processi, per quanto implichino emissioni di CO2, sono certamente più sostenibili rispetto all’acquisto di un dispositivo nuovo.
  3. Fase di smaltimento/riciclo. Scegliere di riciclare il proprio smartphone, di venderlo o regalarlo, allunga ulteriormente la vita del dispositivo, a beneficio dell’ambiente: da una parte, un corretto smaltimento permette il recupero di materiali che possono essere utilizzati nella realizzazione di nuovi dispositivi (alimentando un circolo virtuoso); dall’altra, ricondizionare i dispositivi usati per venderli o regalarli rappresenta un ottimo modo per dare una seconda vita al nostro smartphone.

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Fonte: Deloitte

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