Dal 29 aprile il limite di emissione elettromagnetica per le reti di telefonia mobile è aumentato a 15 V/m in nome dello sviluppo del 5G. Non si arresta la polemica da parte di associazioni, politici e cittadini, preoccupati dai possibili effetti negativi sulla salute
Nonostante gli appelli e le proteste, lo scorso 29 aprile è scattato l’innalzamento dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici nel nostro Paese: si è passati da 6 V/m a 15 V/, come previsto ddl Concorrenza. Con questa mossa, l’Italia si è adeguata al resto d’Europa per favorire lo sviluppo del 5G e rafforzzare la competitività del Paese.
Nonostante l’aumento, il limite italiano rimane comunque inferiore rispetto a quello di altri Stati Ue come Austria, Francia e Germania. La svolta, però, sta generando diversi malumori non solo fra i cittadini, ma anche fra le associazionei ambientaliste ed esponenti politici preoccupati per l’aumento dell’elettrosmog sul territorio nazionale provocato dalle antenne 5G.
La mobilitazione contro il provvedimento
Diversi comuni, da Milano a Dobbiaco (Bolzano), si stanno mobilitando per esprimere il loro parere contrario alla nuova legge in nome del principio di precauzione.
Sulla spinosa questione era intervenuta Legambiente, evidenziando i pericoli per la salute che non sono stati approfonditi:
“Numerosa la letteratura scientifica che non viene presa in considerazione con questa scelta e che sottolinea effetti avversi non termici correlati alla esposizione ai campi elettromagnetici artificiali emessi da apparati radioelettrici (come tumori, malattie neurodegenerative, deficit di attenzione e memoria, elettrosensibilità, disturbi cardiocircolatori, danni alla fertilità maschile e femminile, danni al DNA – vedi, a titolo di esempio, Bioinitiative Report 2012-20222 ), nonché con riferimento alle nuove tecnologie di comunicazione mobile (STOA 20213 – IEEE 20234 )” sottolinea l’associazione ambientalista.
Anche l’ex ministro all’Ambiente Sergio Costa si era mostrato molto critico nei confronti di questo provvedimento.
Senza un approfondimento tecnico, senza tenere conto delle tante sentenze esistenti. È gravissimo. – ha sottolineato – Da ministro dell’ambiente ritenni di dover applicare il principio di precauzione, non elevando i limiti. Principio che questo governo continuamente calpesta.
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Fonti: Ministero dell’Ambiente e del Made in Italy/Legambiente