Piccoli come granelli di sabbia, questi chip monitoreranno i livelli di inquinamento dell’area o la diffusione delle malattie
Piccoli come granelli di sabbia e trasportabili dal vento, questi chip monitoreranno i livelli di inquinamento dell’area o la diffusione delle malattie. Ma rappresentano anche una minaccia per la nostra privacy
Molti di noi hanno osservato i semi di una pianta muoversi leggeri nell’aria, sospinti dal vento, e finire nel terreno: questo è un esempio di come la natura abbia sviluppato metodi sofisticati per aumentare la sopravvivenza delle piante. Gli ingegneri della Northwestern University hanno sfruttato questa ‘tecnologia’ naturale per la creazione del più piccolo robot volante mai creato dalla mano dell’uomo. Il dispositivo non ha motore, ma si muove spinto dal vento grazie alla sua struttura aerodinamica: i ricercatori, infatti, si sono ispirati alla forma di alcuni semi di piante presenti in natura e alla loro struttura volta a sfruttare la potenza del vento per massimizzare la loro azione fecondatrice del terreno. Questo permette alle strutture di interagire con l’ambiente per lunghi periodi senza bisogno di ricarica.
Ma cosa faranno questi microchip in aria? Sono predisposti per raccogliere informazioni sull’ambiente – in particolare sulla qualità dell’aria, sui livelli di contaminazione, sulla diffusione di malattie nella popolazione. Un vero e proprio sciame di dispositivi elettronici, dotati di connessione wireless, sensori ed antenne presto potrebbe invadere i nostri cieli. Un’idea già balenata nella mente di qualche fantasioso regista di fantascienza distopica, come quello della serie TV Black Mirror.
Il nostro obiettivo è di sfruttare questa piccola flotta aerea per analizzare l’ambiente attorno a noi – ha spiegato John Rogers, che ha guidato la ricerca. – Siamo stati in grado di produrre questi micro-robot ispirandoci alla natura che ci circonda, che nel corso di miliardi di anni ha messo a punto semi dalle caratteristiche aerodinamiche sofisticate. Abbiamo preso a prestito questa perfezione e l’abbiamo applicata ai nostri circuiti elettronici.
Il team di ingegneri guidato da Rogers ha dapprima creato delle strutture in geometrie piatte; successivamente, sono stati aggiunti i chip veri e propri in rilievo, dando al micro-robot una forma tridimensionale, come si vede nell’immagine:
La strategia di creare delle strutture 3D partendo da strutture in due dimensioni si è rivelata efficace perché ci ha permesso di sfruttare i materiali e i metodi produttivi più avanzati, già utilizzati nell’industria dell’elettronica tradizionale, per creare strutture sottili come sfoglie, alle quali poi abbiamo aggiunto il chip vero e proprio – ha detto ancora Rogers. – Quindi il micro-chip consta di due parti: una parte minuscola che contiene le componenti elettroniche e le ali piatte che servono affinché il chip possa essere trasportato dal vento. Quando viene immesso nell’ambiente, le ali interagiscono con l’aria creando un movimento rotatorio stabile e lento.
Certamente è una ottima idea quella di tenere sempre traccia dei livelli di inquinamento nell’aria, per prevenire le malattie e il deterioramento dell’ambiente. Ma questi microchip, se finissero nelle mani sbagliate, potrebbero anche rappresentare una forma di controllo della popolazione ed una minaccia per la nostra privacy. Vale proprio la pena esporsi a questo rischio?
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Fonti: Nature / Northwestern University
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