Un passo in più verso la comprensione della materia oscura e di come questa interagisce nell’Universo: uno studio tutto italiano della Sissa di Trieste ha proposto un nuovo tipo di “linguaggio” che sfrutta la gravità per far “parlare” materia oscura e materia ordinaria, e che i ricercatori chiamano ‘accoppiamento non minimale’
Nell’Universo, la materia oscura e quella ordinaria “parlano” tra loro usando un linguaggio segreto. E finora gli scienziati hanno sempre sostenuto come ciò avvenga tramite la gravità, senza però avere in mano ancora il “linguaggio” che permette questa comunicazione. Una ricerca tutta italiana della Sissa (Scuola Internazionale Superiore Studi Avanzati) di Trieste ha dato un nome a questo linguaggio, proponendo l’’accoppiamento non minimale’ come mezzo di comunicazione.
Un termine non nuovo nella fisica che è stato proposto altre volte per spiegare le interazioni nell’Universo, anche a completamento delle teorie di Einstein sullo spazio-tempo e del rapporto materia-curvatura dello spazio, ovvero per aggiungere dettagli su come la presenza di corpi celesti incurvino lo spazio-tempo allo stesso modo di come può fare una pallina da tennis su un lenzuolo appeso da entrambi i lati.
L’accoppiamento non minimale’ può modificare infatti l’influenza della gravità sulla materia standard, e quindi potrebbe essere la chiave per decifrare l’enigmatico dialogo tra le due componenti, risolvendo forse una delle più importanti domande aperte sulla natura della materia oscura, invisibile ma immensamente presente nell’Universo.
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La materia oscura è ovunque – spiegano gli autori della ricerca – Come un’impalcatura cosmica, interconnette l’Universo e tiene insieme le galassie. La materia oscura è però tanto importante quando misteriosa. Probabilmente uno dei più grandi punti irrisolti è la sua interazione con la materia ordinaria. Sappiamo che la gravità ha un ruolo importante ma la scienza non è stata finora in grado di comprendere il fenomeno nella sua interezza
Per provare l’ipotesi, la teoria è stata testata e confermata con i dati sperimentali provenienti da migliaia di galassie a spirale. In particolare gli scienziati hanno verificato che se l’accoppiamento non minimale è presente, la materia standard percepisce lo spazio-tempo in un modo diverso da quello “sperimentato” dalla materia oscura.
Questo è un punto particolarmente interessante – spiegano i ricercatori – Solitamente, infatti, la materia oscura e quella barionica (ordinaria, N.d.R.) percepiscono lo spazio-tempo nello stesso modo
In qualche modo dunque le due componenti stanno “parlando”.
Abbiamo dunque la traduzione? Non ancora, ma è un passo in avanti davvero importante.
Il futuro della materia oscura appare più… luminoso – concludono infatti gli autori – Ulteriori studi saranno condotti per esplorare tutte le interessanti implicazioni della nuova caratteristica da noi proposta. Non saremmo troppo sorpresi nello scoprire che l’accoppiamento non minimale potrebbe risolvere infatti alcune grandi domande rimaste aperte relative ad altri grandi misteri dell’Universo
Il lavoro è stato pubblicato su The Astrophysical Journal.
Fonti: Sissa / The Astrophysical Journal
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