Durante il G7 di Londra di oggi raggiunto un "accordo storico" per contrastare gli abusi fiscali dei colossi di Internet
Durante il G7 di Londra i ministri delle finanze dei paesi più ricchi del mondo, tra cui anche l’Italia, hanno raggiunto oggi un “accordo storico” per contrastare gli abusi fiscali dei giganti della tecnologia e delle multinazionali di Internet introducendo un’aliquota minima globale di imposta sulle società del 15% e l’impegno a garantire che le multinazionali di Internet paghino più tasse nel Paese dove operano.
Ad annunciarlo e definirlo “storico”, il Cancelliere dello Scacchiere del Regno Unito, dopo la riunione del Gruppo dei Sette (G7):
Sono lieto di annunciare che oggi, dopo anni di discussioni, i ministri delle finanze del G7 hanno raggiunto un accordo storico per riformare il sistema fiscale globale. Per renderlo adatto all’era digitale globale, ma soprattutto per assicurarsi che sia equo, in modo che le aziende giuste paghino la tassa giusta nei posti giusti e questo è un enorme premio per i contribuenti britannici
🚨 At the @G7 in London today, my finance counterparts and I have come to a historic agreement on global tax reform requiring the largest multinational tech giants to pay their fair share of tax in the UK.
👇The thread below explains exactly what this means. #G7UK pic.twitter.com/HdcK1HuM91
— Rishi Sunak (@RishiSunak) June 5, 2021
L’accordo siglato da Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti, garantirà, in pratica, che i colossi paghino più tasse nei Paesi dove operano evitando che le società creino filiali locali in paesi con basse aliquote fiscali. In pratica questi cambiamenti assicureranno anche alle grandi società, specialmente quelle con una forte presenza online, di pagare le tasse nei paesi in cui operano e non solo dove hanno sede.
Le nazioni ricche hanno lottato per anni per concordare un modo per aumentare le entrate da grandi multinazionali che spesso registrano profitti in giurisdizioni in cui pagano poche o nessuna tassa. In particolare i giganti del cosiddetto “Silicon Six” – Microsoft, Amazon, Facebook, il proprietario di Google Alphabet, Netflix, e Apple – erano stati a lungo accusati di aver evitato di pagare decine di miliardi di tasse in meno negli ultimi 10 anni, su trilioni di dollari di entrate rispetto alle cifre citate nelle relazioni finanziarie annuali.
Ieri il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz insieme con quello francese Bruno le Maire, alla ministra spagnola Nadia Calviño e al nostro ministro Daniele Franco avevano firmato e inviato una lettera al quotidiano britannico The Guardian, descrivendo l’intesa come necessaria per raggiungere un accordo più ampio al vertice dei paesi del G20 che si terrà a luglio a Venezia. Alla luce soprattutto della maggiore predisposizione della nuova amministrazione statunitense sulla tassazione minima.