Un team di scienziati dello Human Computer Integration Lab dell’Università di Chicago ha sviluppato uno smartwatch alimentato da una muffa vivente. L’utente avrà il compito di nutrirla se vorrà che il cardiofrequenzimetro funzioni. Lo scopo è di intessere un legame emotivo con gli apparecchi tecnologici, facendoli durare di più e non scartandoli subito all’arrivo del modello successivo.
Gli apparecchi tecnologici scartati all’arrivo del modello successivo si accumulano come rifiuti elettronici tossici e vanno ad inquinare il nostro ambiente. Si tratta di un grande problema, con l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente degli Stati Uniti che stima che ogni anno vengano prodotti 40 milioni di tonnellate di nuovi rifiuti elettronici a livello globale.
Ora però un team di scienziati dello Human Computer Integration Lab dell’Università di Chicago (UC) ha proposto una soluzione a dir poco unica con cui spera di attenuare questo fenomeno. Ha infatti sviluppato uno smartwatch che è essenzialmente un animale domestico di muffa.
Certo, si può visualizzare l’ora come un classico orologio, ma è anche dotato di una funzione di monitoraggio della frequenza cardiaca alimentato da una muffa vivente. In pratica, ha un pannello laterale in cui vive e cresce una muffa di melma.
Come una sorta di moderno Tamagotchi – ve li ricordate? – il cardiofrequenzimetro funziona solo quando la muffa è in perfetta forma. Per far sì che ciò avvenga, l’utente deve nutrirla e prendersene cura.
Ecco il perché di questa trovata
Vi starete chiedendo il motivo di tutto ciò. Ebbene, secondo i ricercatori dell’UC, le persone buttano via gli apparecchi tecnologici perché non hanno alcun legame emotivo con essi. In questo modo, invece, potrebbero sviluppare un attaccamento e, affezionandosi, usarli più a lungo. Si spera che così si possa pensarci due volte prima di buttare via un vero e proprio essere vivente che si ha al polso.
I ricercatori hanno spiegato in una dichiarazione il loro punto di vista:
C’è bisogno di un rapporto diverso con i nostri dispositivi. Per questo abbiamo pensato a come creare relazioni e atteggiamenti alternativi, più attenti. Speriamo che, cambiando il rapporto, gli utenti possano connettersi in modo più responsabile con i loro dispositivi e quindi prolungarne la vita.
Come funziona lo smartwatch
Lo smartwatch a forma di melma è dotato di un pannello trasparente che contiene due involucri collegati tra loro da una stretta struttura tubolare. Un involucro è occupato dalla specie di muffa Physarum polycephalum (detta anche “blob”).
Questi organismi acellulari sono elettricamente conduttivi, cioè consentono all’elettricità di fluire attraverso il loro corpo. Alcuni studi precedenti hanno persino dimostrato che le muffe melmose possono addirittura funzionare come fili elettrici autorigeneranti.
Jasmine Liu, uno degli autori dello studio, ha precisato:
Lo smartwatch è stato progettato per avere un piccolo involucro acrilico agganciato al suo interno, dove la muffa cresce e si nutre. Quando l’involucro viene agganciato all’orologio, permette alla muffa di collegarsi al circuito elettronico dell’orologio.
La struttura interna del pannello trasparente dello smartwatch funziona come un circuito elettrico, ovvero il cardiofrequenzimetro funziona solo quando il circuito è completo. Per far sì che ciò avvenga, l’utente deve somministrare regolarmente avena e acqua alla muffa di melma che così rimarrà sana, crescerà e si diffonderà nel secondo involucro.
A quel punto l’organismo agirà come un filo elettrico trasmettendo segnali elettrici e rendendo attivo il sensore del monitor cardiaco. Di contro, se l’utente non fornirà il nutrimento necessario alla muffa, l’organismo diventerà dormiente e il monitor cardiaco cesserà di funzionare.
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Fonte: Human Computer Integration Lab/University of Chicago
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