Una soluzione innovativa che - grazie allo sviluppo di una tecnologia che combina una pompa di calore solare con un processo HDH-VCR - fornisce acqua, climatizzazione e riscaldamento
Con la crescente preoccupazione riguardo ai problemi di accesso all’acqua potabile e agli effetti del cambiamento climatico, il bisogno di soluzioni innovative è sempre più pressante. Un team di ricercatori indiani ha proposto un nuovo approccio combinando diverse tecnologie per garantire non solo la produzione di acqua potabile, ma anche climatizzazione e riscaldamento.
Il recente studio, pubblicato sulla nota rivista Science Direct, mette in luce un nuovo sistema progettato dai ricercatori che mira alla combinazione di una pompa di calore solare con un processo che combina il ciclo HDH (umidificazione/deumidificazione) con un processo VCR (refrigerazione a compressione). Questa combinazione assicura un’ottimale deumidificazione dell’aria, grazie all’evaporatore di una pompa di calore. Non solo produce acqua potabile, ma fornisce anche acqua calda e fredda per uso domestico. La ciliegina sulla torta? L’aria raffreddata generata può essere utilizzata per climatizzare un ambiente, mentre durante l’inverno è possibile sfruttare l’aria calda prodotta.
Caratteristiche e funzionamento del sistema
Il sistema proposto combina una serie di tecnologie avanzate, tra cui una pompa di calore, umidificatori, deumidificatori, ventilatori, un preriscaldatore d’aria, un riscaldatore d’aria, scaldacqua solari e pompe per la circolazione dell’acqua, tutti alimentati da energia solare. L’approccio innovativo ha visto i componenti disposti in una configurazione verticale a due piani, con un’attenzione particolare alla fluidità del flusso, ottimizzando la performance complessiva.
In fase sperimentale, i ricercatori hanno testato la loro soluzione prima tramite simulazioni teoriche, e successivamente mediante un prototipo in condizioni reali. I risultati ottenuti sono stati notevoli: si parla di una produzione di fino a 5,5 litri di acqua potabile all’ora e di un effetto refrigerante fino a 6,8 kW. Pur richiedendo una notevole quantità di energia, l’elettricità utilizzata proveniva interamente da fonti fotovoltaiche, garantendo emissioni zero.
Nonostante l’innovazione, c’è una preoccupazione legata all’uso del refrigerante R410A a causa del suo elevato potenziale di riscaldamento globale. Con l’imminente proibizione del suo uso in Europa dal 2025, i ricercatori mirano a trovare alternative sostenibili per mantenere l’efficienza del sistema.
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Fonte: ScienceDirect
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