La Apple – colosso mondiale dell’informatica – sfrutta i lavoratori costringendoli a ritmi di lavoro insostenibili e danneggia l’ambiente usando metodi produttivi e macchinari obsoleti altamente inquinanti. A denunciarlo, un rapporto con tanto di video e testimonianze, diffuso ieri dagli organi di informazione cinesi e redatto da trentasei Organizzazioni Non Governative che accusano l’azienda americana per le pessime condizioni dei lavoratori e per la scarsa considerazione per l’ambiente.
La Apple – colosso mondiale dell’informatica – sfrutta i lavoratori costringendoli a ritmi di lavoro insostenibili e danneggia l’ambiente usando metodi produttivi e macchinari obsoleti altamente inquinanti. A denunciarlo, un rapporto con tanto di video e testimonianze, diffuso ieri dagli organi di informazione cinesi e redatto da trentasei Organizzazioni Non Governative che accusano l’azienda americana per le pessime condizioni dei lavoratori e per la scarsa considerazione per l’ambiente.
Le OGN in questione, guidate dall’Ipe (Institute of Public and Environmental Affairs) recriminano alla Apple di non rispettare affatto i diritti degli operai che lavorano nelle sue fabbriche appaltatrici (proprio dove vengono prodotti i componenti tecnologici usati nella realizzazione di Mac e iPhone) e danneggiare l’ambiente con impianti vecchi e metodi di produzioni non compatibili con l’ambiente.
Ma come sono arrivati a queste conclusioni?
Le associazioni coinvolte nel rapporto “The other Side of Apple” – L’altro lato di Apple” – hanno guardato e studiato da vicino – per ben nove mesi – il lavoro svolto dagli operai in 29 fabbriche subappaltatrici non solo della Apple, ma anche di altri grandi produttori hi-tech che hanno delocalizzato in Cina la loro produzione.
In alcuni di questi stabilimenti, specie in quello di Dongguan, a sud della grande zona industriale della Cina, i relatori delle varie ONG hanno parlato direttamente con i lavoratori, raccogliendo opinioni e critiche e hanno potuto così farsi un’idea piuttosto chiara delle condizioni di lavoro stabilite in Cina dalla Apple.
Come riporta il Guardian, infatti, le 36 ONG coinvolte in questa denuncia mettono in luce nel dossier come “dietro la loro immagine alla moda, i prodotti Apple nascondano un lato che molti ignorano, fatto di inquinamento e veleni“. Un lato segreto della catena di fornitura che ha portato ad una serie di avvelenamenti da lavoro, contaminazioni da metalli pesanti e suicidi nelle fabbriche cinesi per via dei materiali utilizzati per le componenti di telefoni cellulari e computer”.
E la Apple che in questi anni, dopo le forti accuse mosse da Greenpeace con la campagna “Green my apple” sembrava aver fatto passi da gigante nell’impegno ambientale, scalando posizioni nell’ecoguida dei prodotti hi-tech e sbandierando il suo codice etico, si è dimostrata per niente disponibile a fornire i dati o a rispondere a domande sui suoi fornitori. Fornitori cinesi che, a detta degli autori del rapporto, sarebbero coinvolti in violazioni pesanti anche delle normative ambientali relative agli scarichi sui rifiuti pericolosi.
La reticenza della mela a fornire informazioni è stata criticata in particolar modo lo scorso maggio quando, almeno 62 lavoratori si ammalarono dopo aver inalato sostanze tossiche contenute in prodotti per pulire gli schermi touch in una fabbrica di elettronica a Suzhou, la Wintek. Le vittime, citate nel video Green Choice hanno dichiarato di aver fabbricato prodotti per Apple e hanno scritto a Steve Jobs per chiedere spiegazioni.
“Vogliamo chiedervi se si dovrebbe o no essere responsabili per le aziende fornitrici che avete scelto – chiedono gli operai nella lettera – “Quando scorrete con un dito il touch di un telefono Apple e mostrate il suo bellissimo schermo, non sentite scorrere anche la vita e il sangue di noi dipendenti?“.
Così se Nokia e Motorola hanno risposto subito alle domande circa il loro coinvolgimento con Wintek subito dopo l’avvelenamento, Apple deve ancora confermare o negare la sua relazione con la fabbrica cinese, rifiutando di commentare direttamente. Un atteggiamento questo che è stato interpretato come un’impossibilità da parte dell’azienda americana di avere un qualsiasi controllo sulla sua catena di fornitura delle componenti.
“Apple può dichiararsi che è del tutto “green” perché è un marchio senza fabbrica, ma se non è in grado di gestire la sua catena di fornitura, queste rimangono solo parole vuote” ha dichiarato Ma Ju dell’Istituto per gli affari pubblici e ambientali cinese “Lungi dall’essere i migliori del pianeta, è risultato il peggiore tra le 29 marche di elettronica analizzate. Apple dovrebbe essere un leader e se si muovesse su questo fronte potrebbe cambiare l’intero settore“.
Verdiana Amorosi