I droni, potenziali alleati nel monitorare l'ambiente, sia in situazioni normali che durante i disastri. Ma si tratta pur sempre di ammassi di materiali non sempre biodegradabili. E se si guastassero in volo? Non farebbero altro che diventare essi stessi un rifiuto. A meno che non siano costruiti con batteri e funghi
I droni, potenziali alleati nel monitorare l’ambiente, sia in situazioni normali che durante i disastri. Ma si tratta pur sempre di ammassi di materiali non sempre biodegradabili. E se si guastassero in volo? Non farebbero altro che diventare essi stessi un rifiuto. A meno che non siano costruiti con batteri e funghi.
A lavorare su questa idea è stato un team formato da 15 studenti della Stanford University, della Brown University e dello Spelman College di Atlanta, con un prototipo presentato all’edizione 2014 dell’International Genetically Engineered Machine competition.
I droni sono utili per via dei sensori in grado di rilevare l’inquinamento, la qualità dell’aria, le bombe, il movimento. Ma quei sensori utilizzano grandi quantità di energia e spesso sono abbastanza pesanti, con tempi di volo brevi. I batteri, le alghe e gli altri esseri viventi, tuttavia, possono essere progettati per rilevare molte delle cose che fanno i sensori elettronici, con un peso decisamente meno elevato e senza l’utilizzo di elettricità.
Ed è quello che ha provato a fare il nuovo progetto di ricerca, che ha cercato di creare qualcosa di molto diverso: un drone “vivente” stampato in 3D usando come materie prime batteri e funghi. La parte vegetativa viene infatti realizzata coi funghi che possono essere modellati in una struttura simile alla schiuma. Il micelio è protetto da lastre di cellulosa batterica, che aiutano a resistere all’acqua. I circuiti vengono stampate con inchiostro d’argento, relativamente biodegradabile.
In teoria, se questi droni avessero un incidente, si potrebbero tranquillamente abbandonare senza procurare alcun danno all’ambiente.
Per cosa potrebbero essere utilizzati? Oltre alle attività di ricerca e soccorso, monitoraggio ambientale o altro rilevamento aereo, i droni fatti di funghi e batteri potrebbero cercare la vita nell’alta atmosfera, un luogo inaccessibile all’uomo.
“Abbiamo iniziato con la sperimentazione di produzione di cellulosa in fogli e acetato di cellulosa non biologico. Vedendo che i materiali di cellulosa sono molto forti e duri ma diventano mollicci quando si bagnano, abbiamo cercato di aumentare la durata della cellulosa e creato una pasta di cellulosa” spiega il team. “Grazie a Ecovative, siamo stati in grado di costruire un prototipo di veicolo aereo senza pilota biologico. Ma non ci siamo fermati lì. La nostra squadra era entusiasta del design del drone e così abbiamo sviluppato progetti concettuali di veicoli di questo tipo destinati ad ispirare gli scienziati e i progettisti futuri a pensare fuori dagli schemi”.
Francesca Mancuso
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Foto cover: Igem