Con l'arrivo del digitale terrestre si crea il problema dello smaltimento dei vecchi televisori.
È dagli anni ’70 un componente immancabile dell’arredamento, ma anche del triste panorama di una discarica, purtroppo. È il televisore, irrinunciabile (ma quanto poi?) elettrodomestico che in queste settimane è al centro di una rivoluzione che porterà in Italia la televisione digitale. E poiché non si può (o potrà, a seconda della zona in cui si vive) ricevere più il segnale analogico, per molti è questa l’occasione buona per disfarsi della vecchia TV a tubo catodico per passare a tecnologie più recenti, come le TV al plasma o LCD, che ormai quasi tutte hanno un decoder per il segnale digitale terrestre integrato. Tutto ciò ha però una ricaduta ambientale da non trascurare.
Secondo i dati di ReMedia, uno dei principali consorzi nazionali per la gestione ecosostenibile dei RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), da gennaio a fine ottobre 2009 sono stati prodotti nel complesso 1.742.974 di TV rifiuto, con una percentuale significativa in Lombardia dove sono state “rottamate” 385.197 vecchie TV.
Cominciato nel secondo semestre del 2008 in Sardegna, il procedimento cosiddetto di switch off (il progressivo oscuramento della TV analogica) per il 2009 ha interessato Piemonte occidentale, Trentino e Alto Adige, Lazio (esclusa la provincia di Viterbo) e Campania. In tutte queste quattro regioni è evidente un aumento delle TV raccolte presso le isole ecologiche e quindi ritirate da ReMedia per essere inviate al riciclo. In Campania, dove lo switch off si completerà il 16 dicembre, le TV “rottamate” sono quadruplicate: +410%, per un totale di 57.122 TV e un peso di 1142 tonnellate. Seguono il Piemonte (+206%, 223.166 TV e 4463 t.), il Lazio (+125%, 171.152 TV e 3423 t.) e il Trentino-Alto Adige (+ 66%, 76.289 TV e 1526 tonnellate).
Tutti dati che portano a ritenere che quando lo switch off arriverà anche nelle restanti regioni (la transizione si completerà nel 2012, nel 2010 toccherà a Piemonte Orientale, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Liguria) il volume dei rifiuti da TV toccherà punte mai raggiunte.
Oltre ad essere un rifiuto ingombrante (il peso medio è di circa 20 kg) il televisore è un rifiuto difficile da trattare, perché formato da componenti differenti, ognuna delle quali deve essere trattata in maniera diversa. ReMedia indica che dai televisori si arrivano a recuperare fino al 96% di materiali che possono essere riutilizzati. Fra questi vi sono uno 0,4% di alluminio, un 3% di rame, un 12% di ferro, plastica per circa il 16% e soprattutto vetro, che rappresenta il 48% del peso delle TV a tubo catodico, che ad oggi rappresentano il 98% di quelle gestite da ReMedia.
Però bisogna guardare avanti, anche perché i trend di mercato indicano che tali numeri sono destinati a salire: nel 2008 in tutto il mondo sono stati acquistati 140 milioni di TV e 50 milioni di monitor, per un totale di 190 milioni di nuovi prodotti. I “rifiuti tecnologici” crescono a livello mondiale del 5% all’anno (3 volte di più dei rifiuti normali). Ogni italiano ne produce in media, ogni anno, circa 14 kg e nel 2008, in Italia, sono state prodotte oltre 850.000 tonnellate di rifiuti tecnologici.
Ma come e dove smaltire questi rifiuti? Da consumatori, se proprio abbiamo deciso di liberarci della vecchia TV, possiamo portarla al pari degli altri rifiuti RAEE, presso le isole ecologiche e i diversi centri di raccolta come quelli che ReMedia (la lista si trova qui) e altre realtà consorziali gestiscono in tutta Italia. Oppure, ancora meglio, concedere qualche anno di vita alla nostra vecchia TV acquistando un più economico decoder.