Apple punta su fotovoltaico e idrogeno

La Apple del post Steve Jobs punta dritta dritta verso le energie rinnovabili e la realizzazione di dispositivi sempre più ”green” ed efficienti. Stanno circolando in questi giorni due notizie che rendono un po’ più “eco-compatibile” l’immagine dell’azienda di Cupertino, a cui le associazioni ambientaliste, prima fra tutte Greenpeace, hanno a lungo chiesto una svolta ambientale.

La Apple del post Steve Jobs punta dritta dritta verso le energie rinnovabili e la realizzazione di dispositivi sempre più “green” ed efficienti. Stanno circolando in questi giorni due notizie che rendono un po’ più “eco-compatibile” l’immagine dell’azienda di Cupertino, a cui le associazioni ambientaliste, prima fra tutte Greenpeace, hanno a lungo chiesto una svolta ambientale.

Sembra, infatti, che la Apple abbia dato il via ai lavori per la realizzazione una grande fattoria solare nelle vicinanze del suo data center di Maiden, nel North Carolina con ben 171 ettari di terreno destinati al progetto Dolphin Project Solar. Il mega impianto fotovoltaico prevede l’installazione di pannelli fotovoltaici per ricavare l’energia necessaria ad alimentare il vicino iDataCenter, lo stesso che dovrebbe ospitare i servizi dell’iCloud. Ma l’iniziativa, che costerà alla mela di Cupertino circa un miliardo di dollari, ha suscitato già le proteste dei residenti, che non hanno gradito l’occupazione della enorme superficie di terreno per realizzare la distesa di pannelli solari. Per ora, però, certezze ancora non ce ne sono, anche se presto la compagnia dovrebbe confermare la notizia.

Il tentativo di ripristinare l’immagine “verde” della mela può contare anche su una forte spinta verso le cellule a combustibile a idrogeno: sono stati depositati all’americano Patent and Trademark Office due richieste di brevetto che illustrano un nuovo modello di batterie ad idrogeno. Il primo, “Parallel fuel cell stack architecture”, riguarda l’architettura di una pila a combustibile, in particolare il collegamento tra le varie celle. Il secondo brevetto, “Reduced-weight fuel cell plate”, riguarda l’uso di acciaio inox nella fabbricazione delle celle a combustibile a idrogeno e la possibilità di rendere più leggero il materiale.

Questa è l’eredità “green” del compianto Steve. Certo che, riflettendo sul fatto che proprio lui abbia introdotto la mania epocale per il “mobile” a tutti i costi, per non restare indietro, per essere sempre on line, con l’inevitabile aumento della produzione inevitabile di rifiuti elettronici o della richiesta di energia elettrica, o ancora, e con lo sfruttamento della manodopera minorile in Congo e degli operai cinesi, considerare la Apple come un’Azienda “green”, al di là del colore del suo logo, risulta sinceramente ancora difficile.

Alla morte del cofondatore, gli ambientalisti l’avevano ricordato come “un degno avversario, un prezioso alleato”. Ed è proprio nella contraddizione di questa definizione che si può riassumere il volto “eco” della Apple: la mela di Cupertino, come tutto il resto dell’industria elettronica, ha ancora molto da fare per diventare realmente sostenibile, ma d’altro canto sono aziende così potenti che possono influenzare il cambiamento. Per cui i segnali che un tale sforzo sia stato avviato non vanno ignorati.

Roberta Ragni

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