L'Ue lancia finalmente una proposta di legge contro l'obsolescenza programmata. Questa vuole sostanzialmente garantire cellulari e tablet più efficienti dal punto di vista energetico oltre che durevoli nel tempo, grazie alla possibilità di essere riparati e aggiornati nel corso degli anni
L’obsolescenza programmata è un problema di cui abbiamo parlato spesso. Non è davvero più accettabile dover cambiare i nostri dispositivi ogni 2-3 anni, perché smettono di funzionare correttamente e costa più ripararli (quando si può) piuttosto che acquistarli nuovi.
Si tratta di sprechi assolutamente da evitare e, come già annunciato qualche mese fa, l’Europa ha deciso di prendere una posizione netta in merito a questo tema.
Ora finalmente esiste una proposta di legge concreta contro l’obsolescenza programmata, che intende garantire la presenza sul mercato di prodotti elettronici che possono essere facilmente riparati e che favorisce anche il riciclo e riuso.
Si tratta di una iniziativa pianificata nell’ambito del Piano d’azione per l’economia circolare 2020, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo sull’uso efficiente delle risorse.
La nuova legge propone sostanzialmente di garantire:
- cellulari e tablet progettati per essere efficienti dal punto di vista energetico oltre che durevoli nel tempo
- dispositivi che i consumatori possono facilmente riparare, aggiornare e mantenere
- riutilizzo e riciclo dei dispositivi
Al momento, la durata media di tablet e smartphone è compresa tra i 2 e i 3 anni, ma la nuova normativa ne vuole garantire l’utilizzo molto più a lungo, facendo in modo che siano sempre reperibili i pezzi di ricambio e i manuali di manutenzione per 7 anni dopo il ritiro dal mercato.
Per quanto riguarda i requisiti minimi di progettazione e le prestazioni che devono garantire i vari dispositivi, si fa riferimento alla capacità di reggere ad infiltrazioni di acqua e polvere, ad una certa capacità di resa della batteria nel tempo (80% dopo 500 cicli di ricarica) e alla possibilità di reggere ad urti, impatti e graffi.
Far durare di più i nostri dispositivi elettronici non solo consente di evitare sprechi ma anche riduce le emissioni inquinanti. Non molti sanno infatti che è proprio la produzione e la distribuzione di uno smartphone che produce maggiori emissioni (circa l’80% sul totale di quel prodotto). Combattere l’obsolescenza programmata si rivela dunque un ottimo sistema anche per contrastare la crisi climatica.
La nuova proposta Ue non prevede però un’attenzione particolare verso la scelta dei materiali utilizzati (ad esempio l’origine, che in alcuni casi può nascondere lo sfruttamento dei lavoratori) né la proporzione di componenti riciclate all’interno dei dispositivi.
Non si tratta ancora di una legge definitiva e anche la proposta può essere ulteriormente aggiornata. Fino al 28 settembre, aziende, associazioni ma anche privati cittadini possono partecipare alla consultazione, condividendo eventuali proposte.
Ci sono dei Paesi europei che già sono più avanti nel contrastare l’obsolescenza programmata. Vi abbiamo parlato ad esempio del caso della Francia, dove è prevista un’etichetta di riparabilità su smartphone ma anche tv, lavatrici e altri elettrodomestici.
Fonte: European Commission
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