Secondo una nuova ricerca pubblicata su Nature, le crepe esagonali dimostrano che un tempo si alternavano cicli di clima umido e secco, simili a quelli terrestri.
C’era vita su Marte? Una nuova ricerca pubblicata su Nature ha rintracciato le prove nelle crepe esagonali presenti sulla superficie del Pianeta Rosso. Esse infatti si sarebbero formate in seguito all’alternarsi di cicli di clima umido e secco, simili a quelli terrestri.
L’alternarsi di tali cicli, secondo i ricercatori francesi dell’Università di Tolosa e del Laboratorio di Geologia dell’Università di Lione, favorisce l’assemblaggio dei mattoni chimici che permettono a forme di vita microbiche di svilupparsi.
A rilevare le crepe nel terreno è stato il rover Curiosity in seguito al prelievo di materiale da un’area rocciosa chiamata “Pontours”, situata tra strati argillosi e solfati. Se i primi si formano normalmente in acqua, i solfati al contrario si sviluppano negli ambienti secchi, a dimostrazione che si sarebbero alternati climi diversi.
Le crepe a forma di T rilevate da Curiosity in alcune zone si sarebbero formate nelle fasi in cui il clima era più secco, quando il fango asciugandosi si contraeva. In altre aree, come quella di Pontours, il sopraggiungere del clima umido avrebbe fatto assumere alle crepe a forma di T la forma di Y. Queste ultime si sarebbero successivamente fuse formando una rete di esagoni.
Rilevazioni rese possibili dal fatto che Marte, a differenza della Terra, non ha placche tettoniche e consente quindi di andare molto più indietro nel tempo.
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