Un buco nero come non l’avete mai visto, con l’intelligenza artificiale gli astronomi hanno migliorato la prima immagine di M87

Gli astronomi hanno utilizzato l’intelligenza artificiale per migliorare la prima immagine del buco nero dell'Event Horizon Telescope, aiutando a comprenderlo meglio e testando le teorie gravitazionali. La nuova tecnica, chiamata PRIMO, ha potenziali applicazioni in vari campi, compresi gli esopianeti e la medicina

Come rendere più nitida la prima immagine di un buco nero dell’Event Horizon Telescope grazie all’intelligenza artificiale.

È quanto fatto da un gruppo di ricerca in uno studio recentemente pubblicato su The Astrophysical Journal Letters, che ha diffuso l’immagine del buco nero M87 con una risoluzione senza precedenti, la massima possibile con i dati raccolti dalla collaborazione Event Horizon Telescope (EHT).

Questi sono gli stessi dai quali la prima immagine di un buco nero venne estrapolata. Era infatti l 2019 quando i membri del team di EHT fecero un annuncio rivoluzionario: la prima immagine di un buco nero mai scattata dall’uomo. Si trattava del buco nero supermassiccio sito nel cuore della galassia ellittica M87.

Ne parlammo qui: Ecco com’è un buco nero. La prima foto della storia

Da allora, la ricerca non si è ovviamente fermata: se nel 2019 i 5 petabyte di dati raccolti furono tradotti in un software nell’immagine sfocata che fece il giro del mondo, oggi, grazie alla nuova tecnica di apprendimento automatico chiamata Principal-component Interferometric Modeling (PRIMO, che si basa sul cosiddetto apprendimento a dizionario, un metodo che consente ai computer di generare regole per il riconoscimento di pattern basandosi su grandi insiemi di dati), gli stessi dati sono stati rielaborati e hanno dato vita a un’immagine molto più dettagliata e a risoluzione superiore della precedente, con diverse caratteristiche che aiutano a comprendere meglio la natura di questi “cuori di tenebra”:

buco nero IA

©L. Medeiros (Institute for Advanced Study), D. Psaltis (Georgia Tech), T. Lauer (NSF’s NOIRLab), and F. Ozel (Georgia Tech)

L’immagine del materiale che vortica attorno all’orizzonte degli eventi del buco nero è più sottile e grazie ad essa è possibile capire meglio l’ambiente gravitazionale attorno al buco nero di M87, la cui massa è 6,5 miliardi di volte quella del Sole.

PRIMO è un nuovo approccio al difficile compito di costruire immagini dalle osservazioni EHT spiegano gli studiosi. Fornisce un modo per compensare le informazioni mancanti sull’oggetto osservato, necessarie per generare l’immagine che sarebbe stata vista utilizzando un singolo gigantesco radiotelescopio delle dimensioni della Terra. L’immagine del 2019 è stata solo l’inizio. Se un’immagine vale più di mille parole, i dati alla base di quell’immagine hanno molte più storie da raccontare. PRIMO continuerà a essere uno strumento fondamentale per estrarre tali intuizioni.

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Fonti: ApJIAS

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