Un unico lancio nello spazio produce 300 tonnellate di diossido di carbonio che restano negli strati più alti dell’atmosfera anche per decenni. Questo è il prezzo (altissimo) da pagare per ‘passeggiare’ nello spazio come ha fatto Jeff Bezos, papà del colosso Amazon.
Qualche giorno fa il primo, incredibile, viaggio nello spazio effettuato per ‘diletto’ da persone comuni e non da astronauti professionisti. A finanziarlo, l’ormai ex-patron di Amazon Jeff Bezos – il quale, al ritorno, ha tenuto a ringraziare tutti i clienti del colosso dell’e-commerce che hanno materialmente permesso l’impresa. Si apre così l’era del turismo spaziale: presto sarà la volta anche di un altro multimiliardario, Elon Musk, che con la sua personale agenzia spaziale (SpaceX) promette di dare avvio presto a un florido mercato di biglietti per lo spazio.
Purtroppo, però, i viaggi nello spazio sono altamente inquinanti, e renderli accessibili a chiunque abbia le disponibilità economiche per pagarli potrebbe compromettere ancora di più il nostro ambiente già troppo inquinato. Sono molti gli scienziati e gli ambientalisti che lanciano l’allarme sui reali costi ambientali del turismo spaziale.
Quando si effettua un lancio nello spazio, infatti, c’è bisogno di grandi quantità di propellente per fare in modo che la navicella possa ‘bucare’ l’atmosfera vincendo la forza di gravità: le ultime missioni NASA hanno utilizzato idrogeno liquido, mentre le missioni SpaceX utilizzano cherosene. Aldilà del combustibile utilizzato, uguale e la quantità e la varietà di sostanza chimiche che vengono rilasciate nell’atmosfera durante il lancio:
Bruciare questi propellenti fornisce l’energia necessaria per I lanci nello spazio, ma produce anche tonnellate di gas serra e altri agenti inquinanti – spiega la professoressa Eloise Marais, dell’University College di Londra. – Grandi quantità di vapore acqueo vengono prodotte durante la combustione, insieme a Co2 e ossidi di azoto, sostanza che contribuiscono ad aumentare l’inquinamento dell’aria più vicina alla Terra. Inoltre, queste sostanze restano a lungo nell’atmosfera: fino a tre anni. Anche l’acqua calda proveniente dai motori, bloccata negli strati più alti dell’atmosfera (dove forma nubi calde), può avere effetti sul riscaldamento globale.
(Leggi anche: Non è rimasto nessun angolo della Terra senza inquinamento luminoso (per colpa dei rifiuti spaziali))
Se finora il numero dei lanci spaziali è stato molto limitato (secondo la NASA, nel 2020 sono stati tentati 114 lanci in orbita in tutto il mondo), l’apertura al turismo spaziale potrebbe rappresentare un forte incremento a questo numero: un nuovo report stima che il trasporto suborbitale e il turismo spaziare raggiungeranno un fatturato annuo di 2,58 miliardi di dollari entro il 2031, crescendo a un ritmo del 17,15% ogni anno nel prossimo decennio.
Non solo quindi i rifiuti solidi (come satelliti in disuso e parti di astronavi) che continuano a fluttuare nell’atmosfera terrestre, orbitando attorno al pianeta, ma anche gas di scarico e sostanze dannose che ci fanno tutt’altro che bene.
Fonti: TheConversation / ScienceDirect
Ti consigliamo anche:
Fotovoltaico spaziale: nel 2025 partirà un maxi programma congiunto USA – India?