Il calendario non segue più il nostro Pianeta, che ha una rotazione irregolare. Su questo nulla di anomalo ma aggiungere e togliere secondi in continuazione sta diventando un problema per i sistemi informatici
La Terra ruota più velocemente negli ultimi tempi rispetto ai nostri orologi e in passato invece è andata più lentamente. Fin qui nulla di preoccupante: quello che preoccupa è la consuetudine ormai decennale di aggiungere e togliere secondi al nostro calendario. Finora il nostro UTC (Tempo Universale Coordinato) è stato aggiornato 27 volte e questa pratica sta diventando un problema per i sistemi informatici.
Parliamo di secondo intercalare, il cui concetto è stato introdotto per la prima volta nel 1972 dall’International Earth Rotation and Reference Systems Service (IERS) nel tentativo di aggiornare periodicamente l’UTC sulla base delle irregolarità della rotazione terrestre.
Quest’anno in realtà non abbiamo bisogno di alcun secondo intercalare ma in passato ne sono stati aggiunti per un totale di 27 (il più recente a dicembre 2016), mentre nel 2020 si discusse sulla possibilità di eliminarne uno, in quanto abbiamo vissuto i 28 giorni più corti dal 1960 a causa di una rotazione terrestre più veloce della media.
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La rotazione del pianeta è influenzata dalle naturali variazioni di pressione atmosferica, venti, delle correnti oceaniche e movimento del nucleo. E chiaramente sarebbe impossibile “star dietro” ad ogni singola variazione, magari millesimale: gli orologi atomici ultra-precisi usati a livello planetario misurano per questo l’UTC con cui ognuno imposta i propri orologi, ma non sarebbe possibile modificarlo in continuazione.
Per questo nel 1972 fu dunque introdotto l’escamotage del secondo intercalare.
Mentre il secondo intercalare avrebbe potuto essere una soluzione accettabile nel 1972, quando ha reso felici sia la comunità scientifica che l’industria delle telecomunicazioni – scrivono però gli ingegneri di Meta – […] l’introduzione di nuovi secondi intercalari è una pratica rischiosa che fa più male che bene e riteniamo che sia giunto il momento di introdurre nuove tecnologie per sostituirlo
Secondo gli esperti, nella migliore delle ipotesi, un tale salto temporale blocca i programmi o addirittura danneggia i dati, a causa di strani timestamp nella loro archiviazione, come infatti è successo nel 2017 a Cloudflare che ha avuto un bug a seguito dell’aggiunta del secondo intercalare nel 2016.
La questione sembra oggettivamente quella che fu posta alla fine dello scorso millennio in previsione dell’arrivo del 1° gennaio 2000, ma in realtà il famigerato ‘Millenium bug’ che avrebbe dovuto mandare in tilt il mondo intero, in realtà non è mai avvenuto, almeno non nelle proporzioni semi-apocalittiche con le quali fu descritto.
È chiaro che tutte le cose umane non è perfetta e può avere un impatto. Ed è giusto che si trovino soluzioni più sostenibili.
Fonte: Meta
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