Il terrore per il razzo cinese corre sui medie e sul web. Ma la Protezione Civile riduce a due le traiettorie italiane. Stop agli allarmismi
AGGIORNAMENTO 8 maggio h 22.00. Scendono a due le traiettorie sull’Italia che potrebbero essere prese dal razzo cinese in caduta libera sul nostro pianeta. Permane l’allerta della Protezione Civile, ma che l’impatto, previsto tra le 2:00 di questa notte e le 07:00 del 9 maggio, avvenga sul nostro territorio (e su molti altri) è sempre meno probabile.
“State lontani dalle finestre”, “Se trovate un frammento di razzo, non toccatelo”: il terrore per il razzo cinese corre sui media e sul web. Ma la Protezione Civile ha detto anche molto altro. E, davvero, quello che si legge è ingiustificato allarmismo, pur se resta necessario ancora monitorare la situazione.
Come abbiamo già detto, il razzo cinese lanciato il 29 aprile è ormai fuori controllo, è stato davvero fotografato nei cieli di Roma e 9 regioni del Sud Italia sono sul serio potenzialmente tra le possibili sedi di impatto, ma l’EU Space Surveillance and Tracking ha anche scritto a chiare lettere che, nel range di latitudini dove è più probabile la caduta, la maggior parte della superficie terrestre è coperta dall’oceano o da aree disabitate, quindi la probabilità statistica di un impatto sul suolo nelle aree popolate è bassa.
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Monitorare è d’obbligo, proprio perché il razzo è fuori controllo, ma è d’obbligo anche riportare le dichiarazioni delle autorità intere e circostanziate, senza estrapolare solo alcune frasi, magari a effetto.
Ecco cosa ha detto davvero la Protezione Civile
“Sulla scorta delle informazioni attualmente rese disponibili dalla comunità scientifica, è possibile fornire alcune indicazioni utili alla popolazione affinché adotti responsabilmente comportamenti di auto protezione:
è poco probabile che i frammenti causino il crollo di edifici, che pertanto sono da considerarsi più sicuri rispetto ai luoghi aperti. Si consiglia, comunque, di stare lontani dalle finestre e porte vetrate;
i frammenti impattando sui tetti degli edifici potrebbero causare danni, perforando i tetti stessi e i solai sottostanti, così determinando anche pericolo per le persone: pertanto, non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle singole strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici;
all’interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto sono, per gli edifici in muratura, sotto le volte dei piani inferiori e nei vani delle porte inserite nei muri portanti (quelli più spessi), per gli edifici in cemento armato, in vicinanza delle colonne e, comunque, in vicinanza delle pareti;
è poco probabile che i frammenti più piccoli siano visibili da terra prima dell’impatto;
alcuni frammenti di grandi dimensioni potrebbero resistere all’impatto. Si consiglia, in linea generale, che chiunque avvistasse un frammento, di non toccarlo, mantenendosi a una distanza di almeno 20 metri, e dovrà segnalarlo immediatamente alle autorità competenti”.
È giusto essere prudenti, non smetteremo mai di dirlo, ma cum grano salis.
Quando è previsto l’impatto
“Al momento la previsione di rientro sulla terra è fissata per le ore 02:24 ore locali del 9 maggio, con una finestra temporale di incertezza di ± 6 ore – scrive ancora la Protezione Civile – All’interno di questo arco temporale sono tre le traiettorie che potrebbero coinvolgere l’Italia che, in totale, interessano porzioni di 9 regioni del centro-sud, ovvero Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. Le previsioni di rientro saranno soggette a continui aggiornamenti perché legate al comportamento del vettore spaziale stesso e agli effetti che la densità atmosferica imprime agli oggetti in caduta, nonché a quelli legati all’attività solare”.
Restiamo vigili, ma senza terrore.
Fonti di riferimento: Protezione Civile 8 maggio / Protezione Civile 7 maggio
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