Proxima b ruota attorno a Proxima Centauri, la stella più vicina al Sole. I telescopi dello European Southern Observatory (ESO) immortalano l’esopianeta potenzialmente abitabile più vicino a noi, che, dalle prime osservazioni, sembra possa ospitare acqua allo stato liquido sulla sua superficie.
Proxima b ruota attorno a Proxima Centauri, la stella più vicina al Sole. I telescopi dello European Southern Observatory (ESO) immortalano l’esopianeta potenzialmente abitabile più vicino a noi, che, dalle prime osservazioni, sembra possa ospitare acqua allo stato liquido sulla sua superficie.
Dista 4,2 anni luce dal sistema solare ed orbita attorno ad una nana rossa che è stata chiamata Proxima Centauri visto che è la stella più vicina al Sole in direzione della costellazione del Centauro.
Il fatto che la stella sia una nana rossa è tutto fuorchè un dettaglio. Gli astronomi stimano infatti che il pianeta, di massa circa 1,3 volte quella della Terra, si trovi a una distanza media da Proxima Centauri di 7 milioni di chilometri, molto meno di quanto il nostro pianeta disti dal Sole (circa 150 milioni di chilometri), quindi potenzialmente a clima rovente.
Ma una nana rossa è una stella poco luminosa e debole rispetto al nostro Sole, per cui Proxima b riceve un quantitativo di luce significativamente inferiore a quanto ci si aspetterebbe a quella distanza: questo fa ipotizzare anche la possibilità che sulla superficie ci sia acqua liquida, condizione necessaria alla vita come la conosciamo oggi.
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Guillem Anglada-Escudé, primo autore della ricerca, condotta presso la Queen Mary University of London, ha commentato:
“Sono stati trovati molti esopianeti e se ne troveranno molti altri, ma cercare e trovare un simil-Terra è stata l’esperienza di una vita per tutti noi. La storia e l’impegno di molte persone sono confluiti su questa scoperta”.
Comunque è necessario andare cauti. Per ora siamo solo nel campo delle ipotesi: saranno necessarie analisi specifiche e ricerche mirate prima di poter dire che Proxima b è effettivamente abitabile. E ancora più difficile sarà dimostrare che il corpo celeste ospita effettivamente la vita, per non parlare degli sforzi eventualmente necessari per portare l’uomo sul pianeta.
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L’uomo, quindi, non può ancora colonizzare il resto dell’Universo.
La scoperta è stata pubblicata il 24 agosto su Nature.
Roberta De Carolis