Sapevamo della sua esistenza, avevamo altre prove indirette, ma ora abbiamo la foto: è la prima volta che il “nostro” buco nero Sagittarius A*, quello al centro della Via Lattea, è stato fotografato. L’emozionante immagine è frutto del lavoro di Event Horizon Telescope, collaborazione internazionale della quale fanno parte anche i nostri Inaf,, Infn, Università Federico II di Napoli e Università di Cagliari
Dopo M87 arriviamo anche “noi”: Sagittarius A*, il buco nero al centro della Via Lattea, è stato fotografato per la prima volta da Event Horizon Telescope, collaborazione internazionale della quale fanno parte anche i nostri Inaf, Infn, Università Federico II di Napoli e Università di Cagliari.
L’immagine non è solo emozionante di per sé, ma rappresenta anche la prova schiacciante che questo oggetto è davvero un buco nero, fornendo indizi importanti per comprendere il comportamento di questi affascinanti corpi celesti probabilmente al centro della maggior parte delle galassie.
Siamo rimasti sbalorditi da quanto le dimensioni dell’anello siano in accordo con le previsioni della teoria della relatività generale di Einstein
commenta Geoffrey Bower, che ha collaborato alla ricerca
Come spiega l’Inaf, il buco nero si trova a circa 27mila anni-luce dalla Terra in direzione della costellazione del Sagittario (da cui il nome), per cui appare nel cielo con una dimensione pari a quella che avrebbe una ciambella sulla Luna.
Per realizzarne l’immagine, il team ha messo insieme otto osservatori radio-astronomici in tutto il mondo per creare un unico telescopio virtuale dalle dimensioni del pianeta Terra, che ha “puntato” l’oggetto per diverse notti nell’aprile 2017, raccogliendo dati per molte ore di seguito, in modo simile a quando si effettua un’esposizione lunga con una macchina fotografica.
Il risultato è stato ottenuto con l’indispensabile contributo di Alma, l’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array, il più potente radiotelescopio esistente, che dal deserto di Atacama, in Cile, scruta il cosmo in banda radio a lunghezze d’onda millimetriche e submillimetriche.
Anche il nostro Paese collabora al suo funzionamento attraverso l’Eso, lo European Southern Observatory, e ospita il nodo italiano del Centro regionale europeo Alma presso la sede dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) di Bologna.
Le osservazioni forniscono ulteriore supporto al fatto che lo spaziotempo nell’intorno dei buchi neri è descritto da soluzioni della relatività generale, indipendentemente dalla loro massa – spiega Mariafelicia De Laurentis, che ha guidato i test della gravità – Gli studi sul centro galattico hanno consentito negli anni di eseguire molti test di verifica della relatività generale, ma il risultato presentato oggi è senza precedenti perché permette molte misure originali sulla gravità e di fare nuova scienza sui buchi neri supermassicci e sul loro ruolo nell’evoluzione dell’universo: abbiamo aperto le porte di un nuovo straordinario laboratorio
Il lavoro arriva dopo il primo grande goal di Event Horizon Telescope, ovvero la prima foto in assoluto di un buco nero, M87, che appare straordinariamente simile a Sagitarius A* , anche se questo è oltre mille volte più piccolo e meno massiccio rispetto a quello di M87.
Leggi anche: Ecco com’è un buco nero. La prima foto della storia
E questo ha reso tutto più difficile, nonostante il “nostro” buco nero sia ovviamente molto più vicino.
Il team ha dovuto infatti sviluppare nuovi sofisticati strumenti di analisi dati per tener conto del moto del gas intorno all’oggetto, che impiega pochi minuti a completare un’orbita. Il buco nero al centro della galassia M87, invece, è molto più grande e il gas, che si muove alla stessa velocità (prossima a quella della luce) attorno a entrambi i buchi neri, impiega giorni o addirittura settimane per orbitare intorno ad esso: era dunque un target più stabile e quasi tutte le immagini avevano lo stesso aspetto.
Questa invece è una media delle diverse immagini estratte dal team, che ha svelato finalmente questo oggetto per la prima volta.
L’incredibile lavoro è oggetto di un numero speciale di The Astrophysical Journal Letters.
Seguici su Telegram | Instagram | Facebook | TikTok | Youtube
Fonti: INAF / INAF/Youtube / Event Horizon Telescope / The Astrophysical Journal Letters
Leggi anche: