Un nuovo studio ha così scoperto un nuovo mondo solitario e privo di stella alla deriva nella nostra galassia, la Via Lattea
Non tutti i pianeti orbitano attorno alle stelle. Alcuni sono invece liberi di fluttuare alla deriva nello spazio interstellare dopo essere stati espulsi dai loro sistemi. Per decenni gli astronomi hanno cercato di studiare tali sfuggenti ed emarginati corpi celesti, sperando di trovare modelli nelle loro dimensioni e numero che potrebbero rivelare dettagli nascosti sull’evoluzione dei sistemi planetari. Un nuovo studio ha così scoperto un nuovo mondo solitario alla deriva nella nostra galassia, la Via Lattea.
Della manciata conosciuta finora, la maggior parte dei pianeti “liberi” sono stati enormi giganti gassosi, ma ora i ricercatori potrebbero averne trovato uno più picolo della Terra e roccioso. Se ulteriori osservazioni lo confermeranno, sarebbe il più piccolo pianeta fluttuante mai visto.
La maggior parte dei metodi di ricerca di nuovi pianeti si basa sull’osservazione di piccoli cambiamenti nella luce di una stella ma i mondi fluttuanti, ovviamente, non hanno stelle. Per individuarli, gli astronomi usano una “stranezza” della teoria della relatività generale di Einstein: tutti gli oggetti massicci deformano lo spaziotempo intorno a se stessi, un po’ come una palla da bowling allunga un foglio di gomma. Per questo possono agire come lenti per ingrandire sorgenti lontane. Quando un pianeta “lente” in primo piano è correttamente allineato con una stella sullo sfondo, ne amplifica la luce. Questa tecnica è nota come microlensing ed è stata sperimentata dagli astronomi per trovare i buchi neri.
Dei circa 100 mondi trovati fino ad oggi dal microlensing, solo quattro sono stati identificati come fluttuanti. Gli altro orbitano attorno alle loro stelle ma a volte sono così lontani lungo le loro orbite che sfuggono al rilevamento attraverso altre tecniche standard. È possibile dunque che il nuovo minuscolo mondo, noto come OGLE-2016-BLG-1928, possa essere collegato a una stella. Ma se è così, la sua orbita lo collocherebbe almeno otto volte più lontano di quanto non sia la Terra dal sole. La conferma del probabile stato di fluttuazione libera del pianeta richiederà ancora qualche anno, il tempo sufficiente perché qualsiasi potenziale stella madre, se dovesse esistere, sposti la sua posizione in modo che la sua luce possa essere separata da quella della stella di fondo e quindi essere visibile.
“È davvero un risultato molto eccitante”, ha detto Andrew Gould, astronomo della Ohio State University e tra gli autori dello studio. La ricerca, condotta da Przemek Mróz del California Institute of Technology, è stata presentata all’Astrophysical Journal Letters ed è attualmente in fase di revisione. “È una pietra miliare enorme per conoscere questo pianeta”, aggiunge Gould.
“Questo ci dà la prima piccola sbirciatina sulla probabile distribuzione di una popolazione di pianeti di massa terrestre nella galassia. Questo è un risultato molto solido e quasi certamente un pianeta di piccola massa”, aggiunge l’astronomo Scott Gaudi della Ohio State University, che sta guidando il team scientifico.
La maggior parte dei pianeti si forma dal gas e dalla polvere rimasti dopo la nascita di una stella. Secondo il modello di formazione planetaria più diffuso, chiamato accrescimento del nucleo, il gas e la polvere si combinano gradualmente e in modo incrementale aggregandosi in “pezzi” sempre più grandi che alla fine danno vita ai pianeti. Una teoria concorrente propone invece che piccoli segmenti del disco collassino rapidamente formando i pianeti, e favorisce la creazione di mondi più grandi rispetto a quelli rocciosi più piccoli.
La scoperta del nuovo minuscolo pianeta fluttuante suggerisce che i mondi rocciosi, come la Terra, sono comuni nello spazio tra le stelle. Ciò potrebbe cambiare le nostre conoscenze sulla formazione dei corpi celesti che formano l’universo, a partire dalla nostra galassia.
Fonti di riferimento: ScientificAmerican
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