Le costellazioni di satelliti spaziali alla deriva nell’atmosfera terrestre rappresentano un nuovo pericolo per la copertura di ozono
Le enormi costellazioni di satelliti spaziali alla deriva nell’atmosfera terrestre rappresentano un nuovo inaspettato pericolo per la copertura di ozono che ci protegge dall’azione del Sole, assorbendone i pericolosi raggi ultravioletti.
Il cosiddetto ‘buco nell’ozono’ nel corso degli ultimi decenni ha ridotto le sue preoccupanti dimensioni grazie alla messa al bando, a livello planetario, dei clorofluorocarburi (CFC). Ora però gli scienziati lanciano un nuovo allarme: un nuovo buco nell’ozono si starebbe aprendo e la causa sarebbe da ricercarsi nel deterioramento dell’alluminio nelle costellazioni di satelliti in orbita attorno alla Terra – come la rete SpaceX’s Starlink del multimiliardario americano Elon Mask.
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Ogni satellite da una ‘data di scadenza’ dopo la quale smette di funzionare e rimane a vagare nell’atmosfera terrestre, deteriorandosi e perdendo pezzi, andando a ingrossare le fila della ‘spazzatura spaziale’ – un problema che sta diventando sempre più grave. Oltre ai numerosi satelliti delle agenzie spaziali nazionali, ora anche le compagnie private di tutto il mondo producono satelliti e, successivamente, rifiuti che restano in orbita senza possibilità che vengano smaltiti.
Finora gli scienziati hanno sottovalutato la pericolosità di lasciare in orbita una tale quantità di rifiuti spaziali: se si pensa al numero di meteoriti e detriti spaziali presenti in atmosfera, la massa dei rifiuti prodotti dall’uomo è molto più limitata. Tuttavia, come si sta scoprendo in queste settimane, non si tratta di quantità di materiale ma piuttosto di qualità: questo perché i meteoriti sono costituiti da minerali ed altri elementi naturali che non provocano danni all’atmosfera, diversamente dai metalli impiegati nella costruzione dei satelliti.
Abbiamo circa 60 tonnellate al giorno di meteoriti che ogni giorno penetra nella nostra atmosfera – spiega Aaron Boley, autore dello studio. – con la prima generazione di SpaceX-Starlink, ci aspettiamo più di 2 tonnellate di satelliti dismessi che fluttueranno nell’atmosfera terrestre. Ma mentre i meteoriti sono perlopiù rocce, costituite da ossigeno, silicio e magnesio, i satelliti contengono alluminio (contenuto solo per l’1% dai meteoriti).
È proprio l’alluminio che rappresenta il problema. In primo luogo, l’alluminio brucia a contatto con l’ozono presente nell’atmosfera, consumando la riserva naturalmente protettiva di questo gas, e si trasforma in alumina (ossido di alluminio) in grado di alterare involontariamente il clima terrestre. Inoltre, l’ossido di alluminio potrebbe riallargare il buco dell’ozono esistente e addirittura provocare l’apertura di un altro squarcio nella copertura gassosa del nostro pianeta a causa della sua incredibile capacità riflettente: infatti, questo ossido è in grado di riflettere più luce di uno specchio, con un indice rifrattivo di 1.76 comparato all’1.52 del vetro riflettente e all’1.37 dell’alluminio.
Fonte: Scientific Reports
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