I pianeti nascono dall’acqua: l’incredibile scoperta degli scienziati che potrebbe riscrivere l’astronomia

Una ricerca europea rivoluzionaria, guidata anche dall'Università Statale di Milano, svela come l'acqua sia cruciale nella formazione dei pianeti, osservando per la prima volta la transizione da ghiaccio a vapore acqueo in una stella distante 450 anni luce

Nell’immenso universo che ci circonda, l’acqua, essenziale per la vita come la conosciamo, rivela misteri ancora sconosciuti. Lontano da noi, a 450 anni luce di distanza, una stella chiamata HL Tauri offre agli scienziati indizi importanti che potrebbero cambiare la nostra comprensione sull’origine dei pianeti, inclusa la Terra. Questa scoperta avviene in una zona dello spazio dove l’acqua, bilanciando tra ghiaccio e vapore, svolge un ruolo fondamentale nel processo di nascita dei pianeti. Ci porta a chiederci: da dove viene l’acqua del nostro pianeta? E come è legata alla formazione di altri mondi nell’universo?

Un gruppo di ricerca europeo, al quale ha contribuito attivamente l’Università Statale di Milano con il prezioso apporto del professor Leonardo Testi del dipartimento di Fisica e Astronomia, ha recentemente portato alla luce evidenze significative riguardanti il ruolo dell’acqua nella formazione planetaria. Le osservazioni condotte sulla stella HL Tauri hanno rivelato la presenza di una quantità di acqua superiore al triplo di quella contenuta negli oceani del nostro pianeta. Questa scoperta conferma le ipotesi preesistenti sull’importanza della transizione dall’acqua in forma solida a quella gassosa, definita “linea della neve”, nel processo di formazione dei pianeti. La peculiarità di questo studio, pubblicato su Nature Astronomy, risiede nella capacità di distinguere tra acqua gassosa e ghiaccio in una regione cruciale per la nascita dei pianeti, evidenziando una correlazione diretta tra questa transizione e i segni di formazione planetaria.

Nuove prospettive di ricerca sull’origine dell’acqua terrestre

La ricerca ha dovuto affrontare notevoli ostacoli, principalmente legati alla difficoltà di osservare attraverso l’atmosfera terrestre, ricca di vapore acqueo. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, strumenti avanzati come il telescopio spaziale James Webb non sono adatti a rilevare dettagli così minuti quanto quelli necessari per analizzare la dimensione dell’acqua in queste regioni. È stato quindi impiegato l’interferometro Alma, del quale Testi è stato responsabile europeo, che grazie alla sua posizione in Cile a 5mila metri di altitudine, opera in condizioni di atmosfera rarefatta, minimizzando l’interferenza dell’acqua atmosferica.

Questa indagine non solo ha confermato la presenza stabile di vapore acqueo in una regione chiave per la formazione planetaria, ma ha anche aperto la strada a nuovi indirizzi di ricerca sull‘origine dell’acqua sulla Terra.

Focalizzandosi su HL Tauri, già nota per le sue pianeti in formazione, i ricercatori hanno perseguito la ricerca dell’acqua con determinazione, ottenendo risultati significativi per la comprensione del nostro Sistema solare. La formazione di Giove in corrispondenza della linea della neve potrebbe infatti aver giocato un ruolo fondamentale nell’evoluzione verso un pianeta abitabile come la Terra.

Le future indagini si concentreranno su due principali questioni: la conferma che la formazione dei pianeti giganti gassosi presso la linea della neve sia un processo universale e l’origine dell’acqua terrestre, verificando se provenga dalla condensazione del vapore acqueo interno o da apporti esterni, come gli impatti cometari.

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Fonte: AlmaObservatory

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