Il 19 giugno è stata avvistata dagli astronomi una nuova macchia solare (AR3038) e in 24 ore è raddoppiata di dimensioni, tanto che il 20 veniva già definita “enorme”. Ma oggi 22 giugno cresce ancora e questo fa presagire potenti tempeste geomagnetiche (anche se non a brevissima scadenza), quindi possibili problemi alle comunicazioni satellitari ma, chissà, anche aurore boreali a più bassa latitudine
AR3038, la nuova macchia solare scoperta il 19 giugno scorso, non si ferma: cresce ancora oggi, dopo essere raddoppiata nel giro di 24 ore. Questo potrebbe far presagire l’arrivo di potenti tempeste solari, con potenziali problemi alle comunicazioni satellitari ma anche possibili splendide aurore. Tuttavia, per ora, l’attività solare resta bassa. Gli astronomi continuano a monitorare.
Come spiega la Nasa, le macchie solari sono aree sulla superficie del Sole che appaiono scure, in quanto più fredde di altre zone della superficie della stella. Questa temperatura relativamente più bassa è dovuta al fatto che le macchie si formano in aree in cui i campi magnetici sono particolarmente forti, tanto da impedire a volte a parte del calore all’interno del Sole di raggiungere la superficie.
Le linee del campo magnetico vicino alle macchie solari spesso si aggrovigliano, si incrociano e si riorganizzano, e questo può causare un’improvvisa esplosione di energia chiamata brillamento solare, che, se molto intenso, può emettere una radiazione in grado di interferire con le nostre comunicazioni qui sulla Terra.
Una macchia solare, comunque, non significa automaticamente brillamenti solari, quindi tempeste geomagnetiche. Certo è che AR3038 appare particolarmente grande e in rapida crescita, con un deciso potenziale di emissione brillamenti.
L’attività solare resta infatti per ora bassa, come si vede dal 3-days forecast della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA, USA), ove è riportato il K index per il 22, il 23 e il 24 giugno, un numero intero compreso tra 0 e 9, dove 1 indica una situazione di calma, mentre e 5 o più indica una tempesta geomagnetica, di intensità crescente.
Tecnicamente il K index si ricava dalle fluttuazioni massime delle componenti orizzontali del campo magnetico osservate su un magnetometro durante un intervallo di tre ore, ed è un ottimo indicatore utilizzato per decidere se è necessario emettere allerte geomagnetiche per gli utenti interessati da tali disturbi (rete elettrica, veicoli spaziali, segnali radio che si riflettono o attraversano la ionosfera ma anche osservatori dell’aurora boreale e australe).
Nei prossimi tre giorni non sono previste quindi tempeste solari, ma la nuova macchia continua a crescere.
E non finisce qui. La Nasa infatti ha anche spiegato che la formazione di nuove macchie solari, a prescindere, indica un aumento di attività, in questo caso proprio l’inizio di un nuovo ciclo (che in generale dura circa 11 anni) e prevede un incremento a raffica di attività solare nei prossimi anni.
The Sun stirs! ☀️
Roughly every 11 years, the Sun transitions from a rather calm to a more active state with eruptions and sunspots bubbling on the solar surface. Scientists study what drives the solar cycle using NASA satellites that have a front-row seat of our Sun from space. pic.twitter.com/s5AWS8awgv
— NASA Sun & Space (@NASASun) June 20, 2022
Splendide aurore in arrivo (magari anche a latitudine più bassa)?
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Fonti: EarthSky / National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA / Nasa /
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