Alleati in un maxi programma solare da lanciare nello spazio entro il 2025. E' il risultato di una possibile partnership tecnica a indirizzo eco friendly fra India e USA, e che porterebbe, fra quindici anni, alla creazione di un sistema di sfruttamento commerciale del fotovoltaico spaziale.
Lo ha comunicato, in questi giorni, un rapporto effettuato da Peter Garretson, tenente colonnello dell’US Air Force, il quale ha operato, insieme all‘Istituto di studio per l’Analisi e la Difesa di New Delhi, in merito alla elaborazione di un progetto congiunto fra le due potenze.
Più nel dettaglio, la relazione indica una richiesta, da avanzare ad entrambi i Governi (India e Stati Uniti) sulla verifica dei presupposti per l’estensione di una partnership allo sfruttamento dell’energia solare nello spazio, per la quale è già stato individuato il nome: SBSP (Space-Based Solar Power).
Sul piano tecnico, il progetto prevede il posizionamento di collettori fotovoltaici in un’orbita geostazionaria, che siano in grado di “catturare” le radiazioni solari, e di inviarle sulla Terra mediante un sistema a microonde. L’approvvigionamento, in quel caso, sarebbe costante (24 ore su 24) e comporterebbe una efficienza notevolmente superiore se confrontata con gli impianti terrestri.
Si tratterebbe di una estensione dell’alleanza strategica già in atto nel settore dell’ingegneria aerospaziale, e che – se attuata – potrebbe rivelarsi innovativa per i rapporti politici fra USA e India, e per le finalità ecologiche contenute nel rapporto: in esso, infatti, si parla di necessità di sicurezza energetica, di approvvigionamento, e di cambiamenti climatici; tutte “voci” alle quali entrambi i Paesi devono tenere conto. Non fosse altro che per l’aspetto economico della questione: il settore di ricerca e sviluppo nel campo delle energie rinnovabili è la frontiera più importante nell’economia di questi anni.
La “parte indiana”, tuttavia, risulterebbe condizionata dalla mancata adesione al piano di controllo sulla tecnologia missilistica (MTCR – Missile Technology Control Regime), che la stessa India ritiene discriminatorio e che costituisce, a livello internazionale, una questione da affrontare con attenzione.
Il tenente colonnello Garretson, tuttavia, ipotizza – una volta superato questo ostacolo – anche le necessità di approvvigionamento finanziario per il progetto: una prima tranche di finanziamenti (peraltro nebulosa, visto che si indica un importo che varia dai 10 ai 30 milioni di dollari) per i primi 5 anni, e un secondo stanziamento (indicato in 10 miliardi di dollari) che coprirebbe il decennio successivo.