Fotovoltaico spaziale, il progetto Luna Ring per un equatore di pannelli solari sulla Luna

Shimizu Corporation sogna di tappezzare la Luna di fotovoltaico per produrre energia e poi spedirla sulla Terra con le microonde

Da anni si parla di raccogliere energia nello spazio con il fotovoltaico e poi spedirla sulla terra con le microonde. Ma stavolta i giapponesi sono andati anche oltre: sognano di costruire un equatore fotovoltaico sulla Luna

Prima di descrivere il progetto è doverosa una precisazione: è un progetto vero e proprio, non una visione campata in aria. Ed è un progetto che va avanti da diversi anni anche se al momento siamo ancora lontanissimi dalla posa del primo pannello fotovoltaico sulla Luna.

A proporre la costruzione dell‘anello fotovoltaico all’equatore lunare è la giapponese Shimizu Corporation. L’idea è teoricamente semplice: la Luna ha costantemente un lato illuminato dal sole e non avendo atmosfera non ha neanche nuvole e problemi di meteo. Quindi potrebbe ricevere luce e convertirla in elettricità 24 ore al giorno.

Questa energia, poi, dovrebbe essere inviata sulla Terra tramite microonde e raggi laser. Dall’altro lato, sul nostro pianeta, dovrebbero esserci delle stazioni riceventi per riconvertire le microonde e i raggi laser in elettricità da distribuire poi a tutto il mondo. Un disegno dovrebbe aiutare a capire come funziona:

luna ring come funziona

Ovviamente stiamo semplificando parecchio: l’idea di Shimizu Corporation è molto più complessa e articolata e prevede addirittura la costruzione sulla superficie lunare delle fabbriche necessarie a produrre i pannelli fotovoltaici. Il solare lunare, quindi, sarebbe a Km zero e questo non è poco visto che trasportare migliaia di chilometri lineari di fotovoltaico non sarebbe proprio agevole. L’energia, poi, tra un passaggio e l’altro potrebbe essere stoccata in batterie all’idrogeno.

Per sapere se questa idea, che oggi sembra quanto meno azzardata, diventerà realtà dobbiamo aspettare: l’inizio della costruzione del Luna Ring è prevista per il 2035, tra appena 22 anni. Vedremo se nel frattempo usciranno fuori idee più interessanti. O più assurde, chi lo sa…

Peppe Croce

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