Ogni 16 giorni arrivano dei segnali sul nostro Pianeta, che provengono da una magnetar. E no, non sono gli alieni che ci chiamano
Messaggi dal cosmo: ogni 16 giorni arrivano dei segnali sul nostro Pianeta che gli astronomi da tempo cercano di interpretare. Una ricerca guidata dal Netherlands Institute for Radio Astronomy (ASTRON) indica che questi “input” potrebbero provenire da una magnetar, una stella di neutroni isolata e altamente magnetizzata. E no, non sono gli alieni che ci chiamano.
Sono noti ormai da tempo i Fast Radio Burst, tra i lampi più luminosi nel cielo radiofonico, che emettono al di fuori della nostra visione umana. Durano solo circa 1/1000 di secondo ma in grado di generare energia pari a quella di oltre 500 milioni di soli. Tuttavia, la loro esatta natura è per lo più sconosciuta.
A giugno 2020 un gruppo di ricerca della Curtin University (Australia) li ha “usati” per scoprire dove si nasconde la materia mancante dell’Universo: gli astronomi sono infatti riusciti a misurare la distanza tra i singoli lampi di un’unica sequenza, tanto da determinare la densità dell’Universo.
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Oggi un incredibile passo avanti verso la risoluzione del mistero.
Il team guidato dall’ASTRON ha studiato in particolare un Fast Radio Burst a due lunghezze d’onda radio, una più blu (quindi ad energia più alta) e una molto più rossa (meno energetica), una sorta di “lampo binario” chiamato FRB 20180916B, dimostrando un’incredibile periodicità: ogni 16 giorni circa il segnale arriva sulla Terra.
Fino ad ora si era sempre pensato che tale fenomeno provenisse da una coppia di stelle in orbita reciproca, ovvero un sistema con una sorta di orbita binaria che, “aiutata” dal vento stellare, crea la periodicità.
Ci si aspettava che i forti venti stellari provenienti dalla compagna della sorgente Fast Radio Burst consentissero alla maggior parte della luce radio blu a lunghezza d’onda corta di sfuggire al sistema – spiega Inés Pastor-Marazuela, prima autrice del lavoro – Ma il segnale radio a lunghezza d’onda più rossa si doveva bloccare per più tempo, o addirittura del tutto.
Ma non era così. La conclusione è arrivata collegando il telescopio LOFAR e il sistema Apertif su Westerbork, di per sé entrambi formidabili, ma ancora di più se connessi, a lavoro come un solo apparecchio.
I modelli di vento binario esistenti prevedevano che le esplosioni si “colorassero” solo in blu, o almeno durare molto più a lungo su quella lunghezza d’onda – continua la Pastor-Marazuela – Ma noi abbiamo visto 2 giorni di esplosioni radio più blu seguite da 3 giorni di esplosioni radio più rosse. Adesso escludiamo i modelli originali, deve succedere qualcos’altro.
I Fast Radio Burst sono risultati segnali “spogli”, provocati quindi da sistemi unitari come le magnetar, che, come spiega EarthSky sono di gran lunga le stelle più magnetiche dell’Universo, tanto che a circa 1.000 km da una di loro i nostri corpi sarebbero completamente distrutti, privati degli elettroni dei nostri atomi (diventeremmo tutti nuvole di ioni monoatomici, ovvero singoli atomi senza elettroni).
Una magnetar isolata, che ruota lentamente, spiega meglio il comportamento che abbiamo scoperto
conclude la Pastor-Marazuela, che precisa:
Tali esplosioni radio veloci ci permetteranno di dare la caccia alla sfuggente materia barionica che rimane dispersa nell’Universo
Il lavoro è stato pubblicato su Nature.
Fonti di riferimento: ASTRON / Nature
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