Ogni nascita è emozionante, anche quella di un buco nero. La Nasa ha appena catturato i “vagiti” di uno nuovo, formatosi nel cuore di un’enorme stella che collassa sotto il suo stesso peso. Gli astronomi sono riusciti infatti a catturare un lampo di raggi gamma (GRB), la classe più potente di esplosioni nell’Universo
Un’ondata di raggi X e raggi gamma è passata attraverso il sistema solare, innescando rilevatori a bordo del telescopio spaziale Fermi Gamma-ray della Nasa e altri: secondo gli scienziati è il “grido di nascita” di un nuovo buco nero, evento che notoriamente guida potenti getti di particelle con velocità prossime a quelle della luce.
La sua cattura è semplicemente straordinaria, in quanto, secondo gli esperti, potrebbero passare decenni prima di rivedere un lampo di raggi gamma con un flusso altrettanto intenso.
L’oggetto celeste si è probabilmente formato nel cuore di un’enorme stella collassata sotto il suo stesso peso, con emissione di raggi X e raggi gamma che si diffondono nello spazio. Dai calcoli effettuati dagli astronomi, è emerso che l’esplosione si è verificata 1,9 miliardi di anni fa. Uno “sguardo” nel lontano passato, che ha poi generato il presente.
L’esplosione, bagliore residuo di GRB 221009°, ha fornito un inizio inaspettatamente emozionante al X Fermi Symposiumun, un raduno di astronomi che si è svolto a Johannesburg (Sud Africa).
Si può dire con certezza che questo incontro è iniziato davvero con il botto
commenta Judy Racusin, scienziata del progetto Fermi presso il Goddard Space Flight Center della Nasa
2/ The aftermath of #GRB221009A as seen by @ESA_XMM reveals multiple dust rings scattering X-rays 👉https://t.co/SgofL6lhM6 pic.twitter.com/udlnmofaNf
— ESA Science (@esascience) October 21, 2022
L’evento ha anche fornito un’opportunità tanto attesa per il collegamento tra due esperimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale, il telescopio a raggi X NICER della Nasa e un rivelatore giapponese chiamato Monitor of All-sky X-ray Image (MAXI).
Attivata lo scorso aprile, la connessione è soprannominata Orbiting High-energy Monitor Alert Network (OHMAN), e permette a NICER di agire “in automatico”.
OHMAN ha fornito un avviso automatico che ha consentito a NICER di eseguire il follow-up entro tre ore, non appena la sorgente è diventata visibile al telescopio – spiega Zaven Arzoumanian, responsabile scientifico di NICER a Goddard – Le opportunità future potrebbero comportare tempi di risposta di pochi minuti
Ma intanto godiamoci queste immagini straordinarie, che mostrano la potenza e la grandezza dell’Universo (e della tecnologia).
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Fonte: Nasa / Esa/Twitter
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