Dal Sole brillamenti mai visti dal 2017: nei giorni scorsi ne sono stati emessi tre potentissimi, uno dei quali è il più potente del suo attuale ciclo (in corso dal 2019). Sono attese nelle prossime ore aurore spettacolari (nelle regioni prossime ai poli), ma forse anche qualche problema
Mai così dal 2017: nei giorni scorsi sono stati registrati tre potentissimi brillamenti solari, uno dei quali, quello di ieri 23 febbraio, è risultato essere il più potente del suo attuale ciclo (in corso dal 2019). Sono attese nelle prossime ore aurore spettacolari (nelle regioni prossime ai poli), ma forse anche qualche problema. Lo rende noto l’Agenzia Spaziale Europea (Esa).
Provengono da una regione altamente attiva del Sole (denominata ‘AR 3590’) i tre brillamenti, tutti appartenenti alla classe X, la più alta. E nelle ultime 36 ore anche molti altri più piccoli sono stati emessi, rendendo l’evento complessivo il più potente mai registrato dal 2017.
L’ultimo, un brillamento “X6.3” è stato rilasciato alle 23:43 ora italiana ed è stato il più potente, ma, poiché è avvenuto in ore notturne, non ha alcun impatto sulla navigazione o comunicazione satellitare in Europa.
Secondo quanto riportato dal National Oceanic And Atmospheric Administration (NOAA), la probabilità di avere eventi simili nei prossimi 3 giorni è del 10%, mentre di registrarne altri moderati è del 30% se di classe alta, del 60% se di classe più bassa.
Poiché AR 3590 punta verso la Terra, è molto probabile però che un’espulsione di massa coronale (CME) associata a qualsiasi futuro brillamento causi disturbi geomagnetici quando raggiungerà il nostro pianeta.
D’altronde, come spiega la Nasa, una CME è definibile come “l’insieme di enormi bolle di radiazioni e particelle provenienti dal Sole che esplodono nello Spazio ad altissima velocità quando le linee del campo magnetico del Sole si riorganizzano improvvisamente”.
Ma l’impatto esatto sul nostro Pianeta dipenderà dalla sua velocità, dalla sua “natura”, ovvero se si tratterà “colpo diretto” o “laterale”, e dall’orientamento del campo magnetico all’interno della CME stessa.
Entro le prossime 72 ore, la regione attiva diventerà sempre più connessa magneticamente con la Terra: ciò significa che qualsiasi particella solare energetica che segue le linee del campo magnetico che si estendono dal Sole potrà avere un impatto sulla Terra e sui satelliti in orbita.
Stiamo monitorando l’attuale attività solare – conclude l’Agenzia – e forniremo informazioni non appena verranno rilevati nuovi eventi sostanziali
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