Torniamo indietro nel tempo di 12 miliardi di anni, un paio dopo il Big Bang. L'universo cominciava ad espandersi, le prime stelle venivano alla luce e, in un angolo del cosmo, lontano anni luce dalla Terra, aleggiavano due nuvole di gas puro, formate da idrogeno ed elio. Oggi, quelle nuvole, sono ancora là, non inquinate da elementi metallici più pesanti e al loro stato primordiale.
Torniamo indietro nel tempo di 12 miliardi di anni, un paio dopo il Big Bang. L’universo cominciava ad espandersi, le prime stelle venivano alla luce e, in un angolo del cosmo, lontano anni luce dalla Terra, aleggiavano due nuvole di gas puro, formate da idrogeno ed elio. Oggi, quelle nuvole, sono ancora là, non “inquinate” da elementi metallici più pesanti e al loro stato primordiale.
A scoprirle un giovanissimo astronomo italiano, Michele Fumagalli, assieme a una equipe di studiosi americani, tra cui Xavier Prochaska dell’Università di California a San Cruz e John O’ Meara del Saint Michael’ s College nel Vermont, utilizzando i telescopi dell’Osservatorio Keck sulla vetta di un vulcano spento nelle Hawaii. La ricerca, più simile a un’impresa, è stata riportata dalla prestigiosa rivista scientifica “Science”.
“Sono rimasto sorpreso – racconta Fumagalli – constatando che, quasi dopo due miliardi di anni dal Big Bang, le due nubi fossero rimaste intoccate. Che dovessero esistere ce lo dice la teoria, ma finora mai si era riusciti ad individuarle perché quelle avvistate erano sempre inquinate da altri elementi metallici più pesanti. Di solito nelle nubi i semi estranei sono presenti con una densità a partire da uno su mille parti e salendo anche ben oltre. Qui, se ci fossero, sarebbero inferiori a uno su diecimila, quindi praticamente inesistenti“.
A fargli eco il collega Xavier Prochaska: “Abbiamo fino ad oggi cercato in lungo e in largo per scoprire se ci fosse ancora materiale primordiale incontaminato nell’universo, ma non ci eravamo ancora riusciti fino ad ora. Questa è la prima volta che abbiamo osservato del gas non contaminato da elementi più pesanti prodotti successivamente dalle stelle“.
La scoperta, inoltre, ha messo in discussione un’altra certezza. Ad oggi si credeva infatti che la distribuzione dei semi avvenisse in modo regolare, dovunque, nell’universo. E, invece, il risultato raggiunto nel meraviglioso arcipelago del Pacifico sembra smentire la teoria. “Ipotizziamo che si trovino nell’alone che circonda le galassie – ha quindi spiegato il ricercatore italiano –, ma dobbiamo dimostrarlo per completare l’ opera“.
Augusto Rubei