Sotto la superficie del satellite di Saturno vi sarebbe un grande oceano d'acqua
C’è un oceano d’acqua su Titano. Lo ha scoperto un team di ricerca internazionale composto dalla Nasa, dall’Agenzia Spaziale Europea, dall’Agenzia Spaziale Italiana e dall’Università La Sapienza di Roma.
Esaminando i dati forniti dalla sonda Cassini-Huygens, gli astrofisici sono riusciti a dimostrare la presenza di uno strato di acqua liquida sotto la superficie ghiacciata di Titano, il principale satellite di Saturno. Non si tratta della prima scoperta in tal senso. Da tempo si ipotizzava la presenza di acqua sul corpo celeste ma adesso ne è stata verificata la possibile esistenza attraverso una nuova tecnica basata sull’osservazione delle deformazioni cui è soggetto Titano lungo la sua orbita attorno a Saturno.
Secondo gli esperti, se Titano avesse avuto una struttura interna interamente rigida quindi rocciosa o ghiacciata, l’attrazione gravitazionale esercitata su di esso da Saturno avrebbe provocato dei rigonfiamenti, noti come maree solide, non più alte di un metro. Ma secondo i dati forniti da Cassini, tali deformazioni raggiungono un’altezza ben più elevata, fino a 10 metri. E cio sarebbe la prova che nel cuore di Titano, sotto la sua superficie, non vi sarebbe solo materiale solido.
Su Titano, durante la rotazione intorno a Saturno (che dura 16 giorni) si verifica dunque lo stesso fenomeno delle maree esercitato dalla luna sulla Terra. Ma secondo gli esperti c’è dell’altro: “La scoperta di maree di così grande ampiezza su Titano conduce all’inevitabile conclusione che ci debba essere un oceano nascosto in profondità“, ha detto Luciano Iess del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale dell’Università La Sapienza di Roma che ha coordinato lo studio. “La ricerca dell’acqua è un obiettivo importante nell’esplorazione del Sistema Solare. Ora possiamo dire di avere localizzato un luogo dove se ne trova in abbondanza“.
Enrico Flamini, chief scientist dell’ASIh ha definito eccezionale la scoperta, che potrebbe fornire risposte a molti dei “quesiti sollevati sin dai tempi delle missioni Voyager“. Tuttavia, le misure della profondità dell’oceano non sono ancora state quantificate con precisione. Stando ai modelli, potrebbero raggiungere anche i 250km, con una crosta ghiacciata spessa circa 50 km.
C’è acqua su Titano, ma è davvero una buona notizia? La presenza di questa risorsa su corpi celesti al di fuori del nostro potrebbe essere d’aiuto, qualora si riuscisse, nei secoli a venire ad accedervi? Ai posteri l’ardua sentenza.
Gli esiti della ricerca sono stati pubblicati su Science.
Francesca Mancuso