Gli smartphone ci spiano per davvero attraverso i microfoni, l’ammissione dell’azienda che customizza le pubblicità (anche per Google e Meta)

Cox Media Group ha ammesso di aver usato la tecnologia di “ascolto attivo” per catturare conversazioni tramite i microfoni degli smartphone in modo da creare pubblicità personalizzate

Recenti rivelazioni hanno confermato un timore che molti utenti di smartphone sospettavano da tempo: i nostri dispositivi ci ascoltano attivamente per scopi commerciali. Un’agenzia di marketing, Cox Media Group (CMG), ha infatti ammesso di utilizzare la tecnologia di “ascolto attivo” per catturare conversazioni tramite i microfoni degli smartphone e creare profili di consumatori altamente dettagliati.

Questi dati vengono poi utilizzati per personalizzare pubblicità mirate, un fenomeno che molti avevano già notato quando vedevano apparire annunci di prodotti di cui avevano appena parlato. E così se un tempo l’ascolto attivo sembrava una pratica che apparteneva al mondo delle teorie del complotto, ora sappiamo essere realtà.

Utilizzando intelligenza artificiale e altre tecnologie avanzate, CMG e i suoi partner commerciali possono raccogliere dati vocali e comportamentali, combinandoli per creare campagne pubblicitarie estremamente efficaci. Questo ovviamente non può che non sollevare enormi preoccupazioni riguardo alla privacy. Sebbene tecnicamente gli utenti diano il consenso attraverso i lunghi e complessi termini di servizio, pochi sono realmente consapevoli di cosa comportino queste autorizzazioni.

Tra i clienti ci sono Facebook, Google e Amazon

Tra i principali clienti di CMG figurano giganti tecnologici come Facebook, Google e Amazon, che sono ora sotto la lente di ingrandimento. Google ha rapidamente tagliato i legami con CMG dopo la divulgazione delle informazioni, mentre Meta e Amazon hanno negato di utilizzare tecnologie di ascolto per fini pubblicitari.

Tuttavia queste dichiarazioni sollevano dubbi sulla trasparenza delle aziende tecnologiche riguardo all’uso dei dati personali e all’adozione di pratiche etiche. L’esistenza di questa tecnologia solleva non solo questioni legali, ma anche etiche.

Se i dispositivi che utilizziamo quotidianamente possono ascoltarci e tracciare i nostri comportamenti in modo così invasivo, come possiamo difendere la nostra privacy? Molti esperti e attivisti sostengono che è necessario rivedere il modo in cui le aziende tecnologiche gestiscono i dati personali e alcuni Paesi potrebbero presto introdurre nuove regolamentazioni in merito.

Nel frattempo, gli utenti possono adottare misure pratiche per proteggersi, come leggere attentamente i termini di servizio, controllare le autorizzazioni delle app e utilizzare servizi più rispettosi della privacy. Solo così si può diventare più consapevoli e attivi nel difendere i propri diritti digitali.

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Fonte: 404media

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