Gli antichi Nazca utilizzavano diverse piante allucinogene per lo svolgimento dei loro rituali: la prova arriva dai capelli
L’antica civiltà Nazca, fiorita fra il IV secolo a.C. e il VI secolo d.C in quella che oggi è la regione di Ica (Perù), sarebbe la prima civiltà pre-Inca in cui è possibile attestare l’uso di droghe allucinogene, per fini rituali e durante le celebrazioni dei funerali.
L’analisi chimica dei resti di capelli di individui (anche giovanissimi) ha confermato infatti la presenza di tracce di Banisteriopsis caapi (principio attivo dell’ayahuasca) e di armina e armalina, due composti usati nei moderni antidepressivi.
Ayahuasca è un antico termine che potrebbe essere tradotto con “liana che congiunge il mondo dei vivi con quello degli spiriti”: si tratta dunque di una pianta conosciuta e utilizzata proprio in virtù dei suoi poteri allucinogeni, che si riteneva potesse fungere da tramite con l’aldilà.
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Il sacrificio rituale
I ricercatori dell’Università di Varsavia hanno prelevato e analizzato dal punto di vista tossicologico campioni di capelli provenienti da 22 mummie rinvenuti nelle rovine di Cahuachi, luogo sacro dell’antica capitale della civiltà Nazca.
Si tratta, perlopiù, di crani di un bambino, evidentemente piccole vittime di un rito sacrificale. La testa dei piccoli venivano offerte agli dei per adorare gli antenati, o più probabilmente per invocare la pioggia o chiedere agli dei un raccolto florido.
Prima della cruenta decapitazione, si ipotizza che le vittime fossero costrette a consumare il cactus San Pedro, una pianta spinosa dalle spiccate proprietà allucinogene.
Gli archeologi ipotizzano che alle piccole vittime fossero somministrate bevande a base di sostanze allucinogene di origine vegetale, o che le inalassero sotto forma di fumo.
Si tratta di una scoperta unica nel suo genere: in nessun altro caso, nel contesto Nazca, i ricercatori hanno avuto la prova che le vittime dei sacrifici rituali ricevessero delle sostanze stupefacenti prima di essere uccise.
Dall’analisi del cranio di una donna sono emerse invece tracce di sostanze psicoattive presenti nella foglia di coca. Ricordiamo che l’Impero Inca, che si sarebbe stabilito nell’area secoli dopo, utilizzò proprio il business della coca per stabilire uno status nella gerarchia sociale, come forma di pagamento e di dono.
I campioni di capelli appartengono a vari periodi dello sviluppo di questa società, ma tutti confermano l’utilizzo delle sostanze allucinogene di origine vegetale per cerimonie rituali e medicina tradizionale.
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Fonte: Journal of Archeological Science
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