I resti, che rivelano un processo di urbanizzazione sostenibile e rispettoso della natura, sono stati individuati sotto la vegetazione e mappati in 3D grazie a un sistema di scansione laser (LiDAR) trasportato a bordo di droni ed elicotteri
Edifici in terra e piramidi alte quanto palazzi di 8 piani nascosti nell’Amazzonia boliviana sono emersi in una regione sud-occidentale che si pensava scarsamente abitata in epoca precolombiana.
Qui, di fatti, sono diverse centinaia gli insediamenti risalenti al periodo compreso tra il 500 e il 1400 d.C. si trovano nella savana boliviana di Llanos de Mojos e che per anni hanno affascinato gli archeologi, ma ora i ricercatori hanno identificato il più grande insediamento conosciuto della cosiddetta cultura Casarabe.
Questa regione sarebbe stata una delle prime occupate dall’uomo in Amazzonia e qui le persone hanno iniziato ad addomesticare colture di importanza globale come manioca e riso. La mappatura effettuata con la tecnologia laser LIDAR indica infatti quella che sarebbe stata una prima urbanizzazione con una bassa densità di popolazione, l’unico caso noto finora dalle pianure amazzoniche. I risultati gettano così nuova luce su quanto fosse diffusa e diversificata a livello globale la prima vita urbana e su come vivevano le prime società in Amazzonia.
È quanto emerge da uno studio pubblicato su Nature dai ricercatori dell’Istituto archeologico tedesco e dell’Università di Bonn in collaborazione con l’Università di Exeter in Gran Bretagna.
Il ritrovamento di queste antiche città perdute (con strade, canali, imponenti strutture a uso cerimoniale e piramidi coniche alte più di 20 metri) sfida la classica visione dell’Amazzonia come un paesaggio storicamente incontaminato.
Sospettavamo da tempo che le società precolombiane più complesse dell’intero bacino si fossero sviluppate in questa parte dell’Amazzonia boliviana, ma le prove sono nascoste sotto la foresta ed è difficile arrivarci di persona, afferma José Iriarte, archeologo dell’Università di Exeter. In pratica, il sistema LiDAR ha rivelato terrazze edificate, strade rialzate rettilinee, recinzioni con posti di blocco e serbatoi d’acqua. Ci sono strutture monumentali a solo un miglio di distanza collegate da 600 miglia di canali lungo strade rialzate che collegano siti, bacini idrici e laghi.
La tecnologia LiDAR combinata con tutta la ricerca archeologica rivela che le popolazioni indigene non solo hanno gestito i paesaggi boschivi, ma per ora non è ancora possibile stimare quante persone vi abitassero.
Tuttavia, la disposizione dell’insediamento stesso ci dice che qui erano al lavoro pianificatori e molte persone attive – conclude Heiko Prümers, a capo dello studio. Anche le modifiche apportate all’insediamento, ad esempio l’ampliamento del sistema bastione-fosso, parlano di un ragionevole aumento della popolazione. Per la prima volta, possiamo fare riferimento all’urbanistica preispanica in Amazzonia e mostrare la mappa del sito di Cotoca, il più grande insediamento della cultura Casarabe a noi finora noto.
In altre parti del mondo erano già state trovate città agrarie simili a bassa densità di popolazione.
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Fonte: Nature
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