Scoperte rivoluzionarie nel Sahul preistorico: nuove ricerche rivelano paesaggi sconosciuti e popolazioni antiche nell'era glaciale, cambiando la comprensione delle migrazioni umane e l'impatto dei cambiamenti climatici sulle antiche civiltà australiane
Un team di archeologi e geologi, con al centro la Griffith University, ha recentemente pubblicato uno studio su Quaternary Science Reviews che getta nuova luce sui paesaggi preistorici del Sahul, un’area che un tempo univa l’Australia e la Nuova Guinea durante l’ultima era glaciale. Questa ricerca apre una finestra su un capitolo poco conosciuto della storia umana, rivelando dettagli affascinanti sulla conformazione geografica e demografica di questo antico continente.
Per gran parte degli ultimi 65.000 anni, il Sahul ha assistito a significative variazioni del livello del mare. Queste fluttuazioni hanno esposto una vasta area di terraferma nel nord-ovest dell’attuale Australia, creando un ponte terrestre tra il Kimberley e l’Arnhem Land. Il lavoro meticoloso del team nella batimetria ad alta risoluzione ha rivelato che durante la fase isotopica marina 4 (71.000-59.000 anni fa), la piattaforma è rimasta stabile per circa 9.000 anni. Successivamente, nella fase isotopica marina 2 (29.000-14.000 anni fa), si è trasformata in una terra completamente esposta, con caratteristiche uniche quali un mare interno e un vasto lago d’acqua dolce, circondati da scarpate alte e gole profonde.
Il modello demografico elaborato dagli studiosi suggerisce che questa piattaforma, ora sommersa, ha potuto ospitare popolazioni variabili da 50.000 a 500.000 individui in diversi periodi. Tuttavia, il rapido innalzamento del livello del mare tra 14.500 e 14.100 anni fa e tra 12.000 e 9.000 anni fa ha causato l’inondazione di circa il 50% di questa piattaforma, provocando cambiamenti sostanziali nello stile di vita delle popolazioni umane. Questi eventi hanno probabilmente forzato un arretramento delle comunità umane e sono testimoniati da un aumento dell’occupazione nei siti archeologici del Kimberley e dell’Arnhem Land, oltre che dall’emergere di nuovi stili nell’arte rupestre.
Il ruolo cruciale dei margini continentali sommersi
Kasih Norman, ricercatore principale presso il Centro di ricerca australiano per l’evoluzione umana di Griffith, ha enfatizzato l’importanza di questo vasto arcipelago preistorico.
La presenza di questo vasto arcipelago ha probabilmente facilitato il successo della dispersione dei primi esploratori marittimi dalla Wallacea – la regione dell’odierna Indonesia – fornendo un ambiente familiare per il loro adattamento al vasto continente di Sahul.
Inoltre, lo studio sottolinea il ruolo fondamentale dei margini continentali sommersi nelle prime espansioni umane. Queste scoperte richiedono una rivalutazione della narrazione sulle prime migrazioni umane e sull’impatto dei cambiamenti climatici sulle popolazioni antiche. Norman evidenzia un picco demografico durante l’apice dell’ultima era glaciale, circa 20.000 anni fa, confermato da recenti ricerche genetiche sulle popolazioni delle isole Tiwi, vicine all’area studiata.
La nostra modellizzazione demografica ha mostrato un picco nelle dimensioni della popolazione al culmine dell’ultima era glaciale, circa 20.000 anni fa, quando l’intera estensione della piattaforma nord-occidentale era terraferma. Questo risultato è stato ora supportato da una nuova ricerca genetica che mostra popolazioni molto grandi per gli abitanti delle isole Tiwi – situate proprio a est della regione di studio – all’apice dell’ultimo periodo glaciale.
L’archeologia sottomarina sta assumendo un ruolo crescente nella comprensione globale delle migrazioni umane durante il tardo Pleistocene, con i paesaggi sommersi che continuano a offrire nuove e preziose conoscenze archeologiche. Norman conclude affermando che l’espansione dell’esplorazione e dell’analisi dei siti sottomarini promette di svelare ulteriori segreti della nostra storia umana comune.
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Fonte: Griffith University /Quaternary Science Reviews
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