Fra le rovine Maya livelli di mercurio pari a quelle delle moderne città: storia di una contaminazione antichissima

I Maya hanno utilizzato il mercurio, o meglio i cinabro, per millenni come tintura per oggetti e tessuti, prima dell'avvento degli europei: le tracce di questa contaminazione sono visibili ancora oggi

Il mercurio (Hg) è un metallo altamente tossico per la salute umana e la sopravvivenza degli ecosistemi. Purtroppo però, la sua presenza nei nostri ambienti è sempre più frequente, a causa dell’urbanizzazione e dei processi industriali. Per quanto riguarda la situazione attuale, si pensi che le attività di produzione dell’energia elettrica da fonti fossili come il carbone e il petrolio sono responsabili di almeno la metà delle emissioni globali di mercurio conosciute.

Oltre a questo anche le attività antropiche del passato, come i vecchi sistemi di produzione industriale o ancora prima i sistemi di estrazione mineraria, hanno contribuito all’immissione nell’ambiente di ingenti quantità di questo metallo pesante: le tracce di queste attività sono ancora ben presenti nell’ambiente, insieme al loro carico di mercurio tossico.

Usi del mercurio da parte dell’essere umano sono attestati già a partire dal nono millennio avanti Cristo (nel periodo dell’Olocene), contestuali all’uso di altri metalli pesanti e pericolosi come ad esempio il piombo. Gli studi condotti sui resti umani che presentano tracce di mercurio dimostrano che gli utilizzatori di questo metallo ne hanno subito le conseguenze sulla salute, pagando spesso con una morte precoce.

Una nuova, importante traccia che conferma l’utilizzo del mercurio come materiale per utensili e monili già alcuni millenni prima di Cristo arriva dall’attuale centro America: le comunità dei Maya avrebbero utilizzato il mercurio – o, meglio, il cinabro – per molti secoli prima dell’arrivo dei colonizzatori europei (XVI secolo).

Il cinabro (HgS), meglio noto come solfuro di mercurio, è un minerale di colore rosso intenso. Noto anche agli antichi Greci che lo utilizzavano nelle loro opere d’arte, i Maya del centro America avrebbero frantumato i cristalli di questo minerale per tingere di rosso pareti e monili – inconsapevoli del fatto che si trattava di una sostanza altamente tossica.

L’inquinamento da mercurio nell’ambiente si trova solitamente nelle aree urbane contemporanee e nei paesaggi industriali – spiega il professor Duncan Cook dell’Australian Catholic University, fra gli autori dello studio. – La scoperta del mercurio sepolto in profondità nel suolo e nei sedimenti nelle antiche città Maya è difficile da spiegare, finché non iniziamo a considerare l’archeologia della regione che ci dice che i Maya hanno usato il mercurio per secoli.

Il team di ricercatori, provenienti da Stati Uniti e Regno Unito, ha esaminato i resti raccolti in dieci siti archeologici di epoca Maya, confrontando i diversi livelli di contaminazione da mercurio. La scoperta è stata sorprendente: ben sette siti su dieci presentavano livelli di contaminazioni pari o superiori ai parametri di riferimento moderni per i livelli di tossicità.

Il popolo Maya considerava il cinabro sacro, poiché dello stesso colore del sangue, e attribuiva a questo minerale poteri mistici. Purtroppo, si trattava di un minerale letale, la cui eredità tossica resiste ancora oggi, come dimostrato dai recenti rilievi degli archeologi.

Non è ancora chiaro agli studiosi fino a che punto l’uso massiccio del cinabro abbia avuto effetti sulla salute delle comunità Maya, anche se le analisi condotte sui resti umani presenti nell’area mostra chiaramente i segni di un’intossicazione.

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Fonte: Frontiers in Environmental Science

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