Ritrovati i resti fossili di una balenottera millenaria di 20 metri lungo la costa di Viareggio

Viareggio, Toscana: lungo la costa sono state portate alla luce enormi parti scheletriche di una balenottera. Gli esperti di più poli universitari e centri italiani stanno studiando a fondo il territorio dove sarebbe stata individuata la possibile presenza di altri resti fossili del cetaceo millenario

Era il 2007 quando durante una campagna di scavo fortuita a 2 km dalla costa di Viareggio vennero portati alla luce i resti di una gigantesca creatura marina.

Si trattava di quattro enormi vertebre caudali appartenenti secondo il paleontologo Giovanni Bianucci a una balenottera comune o a una balenottera azzurra di circa 20 metri di lunghezza.

vertebre balenottera

@Unipi

L’esemplare venne ribattezzato Ondona, la balenottera millenaria di Viareggio. Da allora i geomorfologi dell’Università di Pisa assieme ai ricercatori dell’Università di Parma hanno condotto numerose indagini nell’area in cui sono state ritrovate le vertebre di Ondona.

La zona è di grande interesse dal punto di vista geologico essendo caratterizzata da cordoni litoranei formatisi negli ultimi 7000 anni dai sedimenti trasportati dai fiumi e dalle correnti. Qui gli studiosi hanno rintracciato la possibile presenza di altre parti dello scheletro della balenottera.

scheletro balenottera

@Unipi

Dopo anni, grazie anche al sindaco di Viareggio, è stato creato perciò un gruppo di lavoro guidato dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa con la collaborazione dei ricercatori del Museo Geopaleontologico GAMPS di Scandicci. Per mezzo del Georadar gli studiosi hanno sondato il terreno cercando altri resti fossili e ricostruendo il contesto stratigrafico.

Dal punto di vista scientifico contestualizzare il ritrovamento nell’ambito dell’evoluzione della pianura costiera versiliese potrebbe avere un’importanza rilevante. In particolare potrebbe contribuire a definire nel dettaglio le tempistiche di progradazione di questo tratto costiero. Si potranno così indagare meglio le cause, non solo di questo fenomeno di progressiva sedimentazione, ma anche delle eventuali stasi sedimentarie o addirittura di fasi di retrogradazione con indubbie ricadute anche sulla possibile evoluzione futura di questo territorio, ha precisato Monica Bini dell’Università di Pisa.

Lo studio del territorio e di questo scheletro millenario potrebbe aiutare gli esperti a comprendere meglio il cambiamento climatico nel Mediterraneo e le implicazioni sull’ecosistema e i suoi abitanti.

Lo scheletro di questa balenottera riveste una grande importanza scientifica, didattica e mediatica per molti motivi legati principalmente alle sue enormi dimensioni. In particolare, rappresenta un tassello importante per ricostruire gli effetti dell’impatto antropico e della recente evoluzione climatica sull’ecosistema Mediterraneo. Supporta infatti l’ipotesi, avvallata da diversi ritrovamenti fossili e archeologici, che in passato le balene del Mediterraneo fossero più grandi e diversificate di quelle attuali, ha spiegato Giovanni Bianucci.

Seguici su Telegram | Instagram | Facebook | TikTok | Youtube

Fonte: Unipi

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Instagram