Il sito archeologico del Lucone a Polpenazze del Garda non smette di stupire con il ritrovamento, durante la campagna di scavi, di una fucina di 4.000 anni fa
Un nuovo e straordinario ritrovamento ha aggiunto un importante capitolo alla comprensione della vita nel periodo dell’Età del bronzo presso il sito archeologico del Lucone a Polpenazze del Garda, in provincia di Brescia, riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
Durante la campagna di scavi che si è da poco conclusa, è infatti emersa una fucina risalente a 4.000 anni fa, rivelando così dettagli affascinanti della vita quotidiana nell’antica epoca del Bronzo. Il direttore del sito, Marco Baioni, si è dichiarato stupefatto dalla scoperta, sottolineando l’importanza di questo luogo archeologico che continua a svelare nuove e significative informazioni sulla storia del territorio.
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La fucina si trovava sulla palafitta: una posizione insolita
Ciò che ha suscitato la meraviglia degli esperti è stata la posizione insolita della fucina: non sulla terraferma, ma su una palafitta. Questo dettaglio rivoluziona la nostra comprensione dei villaggi palafitticoli dell’epoca, poiché dimostra che gli abitanti del Garda antico non temevano il fuoco.
La presenza di un forno ad alta temperatura su una palafitta di legno potrebbe essere infatti pericolosa, ma proprio lì è stato scoperto un braciere utilizzato per fondere metalli. Inoltre il fatto di aver rinvenuto 15 cucchiaini in terracotta, un materiale resistente al calore, e crogioli ha chiarito ulteriormente il ruolo di questa fucina nell’arte della metallurgia.
Resta l’interrogativo se sia stata proprio la presenza della fucina sulle palafitte la ragione dell’incendio che ha distrutto l’antico villaggio e ha costretto centinaia di abitanti a fuggire per costruirne uno nuovo nelle vicinanze. Al momento non ci sono certezze su questo fronte.
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Trovata anche una varietà estinta di cereale
Ma le scoperte non sono finite qui. Sono infatti emerse anche due lesine in bronzo con manici in legno utilizzate per perforare il legno e il cuoio. Una delle lesine è stata eccezionalmente ben conservata, mostrando ancora il bronzo originale. A ciò si aggiunge una cesta, o forse una nassa, datata anch’essa a 4.000 anni fa. Questa antica struttura intrecciata con bastoncini era ben conservata nella torba e nel terreno nero dello scavo.
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Tra i reperti sono stati trovati vasi, frutti, resti ittiologici e addirittura una varietà estinta di cereale, il Triticum Timopheevii, che era comune in Europa in quel periodo. Tutto ciò contribuirà a arricchire il patrimonio del museo civico di Gavardo, dove in autunno verrà esposta la porta di una palafitta recuperata anni fa dal sito del Lucone.
Il sindaco, Davide Comaglio, ha annunciato con orgoglio che la fase di restauro è stata completata e che presto il pubblico avrà l’opportunità di ammirare questo prezioso e unico reperto risalente all’epoca palafitticola.
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