La siccità ha portato alla luce un frammento di cranio di Homo Sapiens, un reperto custodito nelle acque del Po ed emerso per via dell'eccezionale e gravissima magra del fiume italiano. Il cranio è ora conservato presso il Museo di Storia Naturale dell’Università di Parma. Dopo accurate indagini scientifiche, verrà esposto permanentemente
Un frammento di cranio di Homo sapiens arcaico è stato ritrovato in prossimità dell’Isola Serafini, nel Comune di Monticelli d’Ongina. È stata la magra del nostro fiume a rendere possibile il recupero di questo interessantissimo e prezioso reperto.
A scoprirlo il professor Davide Persico, docente di paleontologia presso l’Università di Parma e direttore del Museo di Storia Naturale dell’ateneo, in collaborazione con Living the River. Si tratta di una “parte di un calvario umano arcaico composto dalle due ossa parietali e dall’osso occipitale” come spiega l’Università di Parma in un comunicato stampa.
Il reperto è stato rinvenuto mesi fa a valle della confluenza con il fiume Adda e segnalato alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Parma e Piacenza. Sarà il protagonista del nuovo progetto di ricerca “ACAMAR”, che vede coinvolti Soprintendenza, l’Università di Parma, l’Università di Milano, l’Università di Bologna e il Museo Paleoantropologico del Po di San Daniele Po.
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Nel corso del progetto verranno svolte indagini di paleoantropologia, paleogenetica e geochimica. L’obiettivo è ricomporre la storia di questo Homo sapiens padano e svelare nuovi inizi sull’individuo.
Sarà possibile risalire al sesso, all’età, al periodo in cui è vissuto, probabilmente anche al tipo di alimentazione. Purtroppo mancano i denti che avrebbero permesso di recuperare molte altre informazioni” ha spiegato il professor Persico in un’intervista.
Il docente suppone che il frammento possa risalire al Paleolitico. La datazione e tutte le informazioni che si otterranno grazie alla ricerca verranno presentate prossimamente in articoli scientifici.
Attualmente il reperto si trova presso il Museo di Storia Naturale dell’Università di Parma. Qui potrà essere ammirato nella nuova esposizione permanente.
In tutto il corso del 2022 nel mondo l’impressionante siccità ha portato alla luce tesori sconosciuti e il Po, in grave sofferenza, non è stato da meno. A marzo dello scorso anno è riemerso anche un semicingolato tedesco della Seconda guerra mondiale.
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Fonte: Università di Parma
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