A Pompei, e in particolare nella villa romana di Civita Giuliana, è stato ritrovato l’arredo di una stanza assegnata agli schiavi. La scoperta permette agli scienziati di ricostruire la vita di coloro che non erano liberi
Pompei non finisce mai di stupire e ora ci mostra anche il suo “lato oscuro”: nella villa romana di Civita Giuliana, è stato ritrovato l’arredo di una stanza assegnata agli schiavi. L’incredibile scoperta permette agli scienziati di ricostruire la vita di coloro che non erano liberi.
Il ritrovamento è avvenuto proprio nella villa, che si trova a circa 600 metri dalle mura dell’antica Pompei,e sembra davvero una fotografia che denuncia una situazione di precarietà e subalternità, quella in cui versavano gli schiavi. L’immagine è di quasi 2000 anni fa, realizzata con la tecnica dei calchi di Giuseppe Fiorelli, che per primo nel 1867 ne fu inventore e sperimentatore.
Non è la prima stanza degli schiavi ritrovata a Pompei (un precedente ritrovamento è del 2021), ma la prima ove emergono dettagli che fanno luce sull’aspetto “gerarchico” della loro vita. In altre parole nemmeno gli schiavi erano tutti uguali tra di loro.
Mentre uno dei due letti trovati in queste settimane è della stessa fattura, estremamente semplice e senza materasso, di quelli del 2021 – si legge sul comunicato del ministero della Cultura – l’altro è di un tipo più confortevole e costoso, noto in bibliografia come “letto a spalliera”. Tra l’altro nella cinerite sono ancora visibili le tracce di decorazioni color rosso su due delle spalliere
Oltre ai due letti, poi, nell’ambiente recentemente scavato ci sono due piccoli armadi, anch’essi conservati parzialmente come calchi, una serie di anfore e vasi di ceramica e diversi attrezzi, tra cui una zappa di ferro.
E non finisce qui, perché la tecnica dei calchi permette di “fotografare” davvero i terribili momenti dell’eruzione del 79 d.C.: in questo caso, il microscavo di vasi e anfore ha rilevato la presenza di almeno tre roditori: due topolini in un’anfora e un ratto in una brocca, posizionata sotto uno dei letti e dalla quale sembra che l’animale cercasse di scappare quando morì nel flusso piroclastico dell’eruzione.
Quel che si sta apprendendo sulle condizioni materiali e sull’organizzazione sociale dell’epoca apre nuovi orizzonti agli studi storici e archeologici – commenta il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano – Pompei rappresenta un unicum che tutto il mondo ci invidia. Conclusa l’operazione Grande Pompei, progettiamo nuove iniziative e nuovi finanziamenti per proseguire nella ricerca e nella tutela
La storia continua e promette di farci emozionare ancora.
Fonte: Ministero della Cultura
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