A tu per tu con la mummia più antica d’Italia che è ora possibile ammirare dentro un castello fiabesco (e non è Ötzy)

Finalmente visitabile la Marmotta di Lyskamm, la mummia naturale più antica d'Italia, anche più vecchia di Otzy, l'uomo dei ghiacci. Noi abbiamo avuto il piacere e l'emozione di essere tra i primi a visitarla nella sua nuova casa, il Museo regionale di Scienze naturali Efisio Noussan nel meraviglioso castello di Saint-Pierre

Ha 6.600 anni, ma non li dimostra affatto e, anzi, da pochi giorni si sta mostrando al pubblico in tutto il suo splendore. Ritrovata casualmente da una guida alpina a oltre 4mila metri di altezza è, datazione al carbonio alla mano, la mummia più antica mai rinvenuta in Italia che, dal 14 giugno, è finalmente possibile ammirare nella sua nuova casa, dentro un castello fiabesco nel cuore della Val d’Aosta. Come il più famoso Ötzi,  si è conservata per migliaia di anni intrappolata nei ghiacciai delle Alpi, ma a differenza del cosiddetto “uomo dei ghiacci” è più antica e molto più piccola, perché si tratta dei resti di una marmotta.

Questa straordinaria scoperta che ha appassionato scienziati di tutto il mondo, in attesa di avere un nome ufficiale, è nota come la marmotta del Lyskamm dal nome del Ghiacciaio da cui è stata recuperata ed è ora esposta in una speciale ed ecologissima teca al Museo regionale di scienze naturali Efisio Noussan nel meraviglioso Castello di Saint-Pierre. Noi abbiamo avuto la fortuna di ammirarla “dal vivo” e l’esperienza è davvero unica ed emozionante.

Il ritrovamento della marmotta di Lyskamm

marmotta

@SimonaFalasca/Greenme

Era una mattina di agosto del 2022 quando un gruppo di alpinisti sotto la sapiente guida di Corrado Gaspard, in cammino lungo i ghiacciai millenari del Lyskamm,  si è imbattuto in quello che a prima vista sembrava un piccolo ammasso di pelliccia e ossa. Spinto dalla curiosità e dalla consapevolezza che a quelle altezze (4291 metri per la precisione) era alquanto anomalo trovare questo tipo di carcasse,  la guida alpina si è avvicinata e compreso immediatamente di trovarsi di fronte a un unicum  senza precedenti. Contattate le autorità locali, è stato predisposto, pochissimi giorni dopo, il volo in elicottero per recuperare la preziosa, quanto fragile, scoperta insieme agli esperti del Museo regionale di Scienze naturali Efisio Noussan. In particolare a Velca Botti, la biologa incaricata del trasporto del reperto in laboratorio  e successivamente inserita nel Marmot Mummy Project, il team multidisciplinare di archeologi, paleontologi, biologi e climatologi che in questi due anni ha studiato (e continua a studiare) la piccola marmotta.

Le analisi svolte dal gruppo di lavoro hanno confermato l’eccezionalità del ritrovamento: la marmotta non era solo un fossile, ma grazie alle condizioni climatiche estreme che hanno permesso una conservazione unica, si è creata una vera e propria mummia naturale, con tessuti molli e organi interni intatti. La datazione al radiocarbonio ha rivelato la sua incredibile età, mentre gli studi sul DNA hanno permesso di tracciare la sua linea genetica, offrendo nuove prospettive sull’evoluzione delle specie alpine.

Potrà essere ammirata per oltre 500 anni

teca marmotta

@SimonaFalasca/GreenMe

Questa straordinaria conservazione della marmotta del Lyskamm ha posto anche sfide uniche per la sua preservazione e esposizione al pubblico. Gli esperti del Museo regionale di scienze naturali di Saint-Pierre hanno dovuto affrontare il delicato compito di mantenere le condizioni ottimali per questo reperto eccezionale. E il risultato è davvero efficace quanto emozionante.

La particolare teca espositiva è stata progettata specificamente per replicare le condizioni ambientali che hanno permesso la conservazione della marmotta per millenni. È dotata di un sistema di controllo climatico all’avanguardia che mantiene una temperatura costante intorno allo zero, simile a quella del ghiacciaio in cui è stata ritrovata. L’umidità è attentamente regolata per prevenire la decomposizione dei tessuti, mantenendo al contempo l’integrità strutturale del reperto.

La teca è realizzata in vetro anti-riflesso e anti-UV per proteggere la marmotta dai danni causati dalla luce, permettendo al contempo una visione ottimale ai visitatori. Il sistema di illuminazione è stato accuratamente calibrato per offrire la migliore visibilità senza compromettere la conservazione del reperto.

Ma la cosa più interessante è che si tratta di una vetrina espositiva di tipo passivo, il che significa che non utilizza energia elettrica, eliminando così i costi di manutenzione e garantendo una sostenibilità ecologica completa

Inoltre, la teca è equipaggiata con sensori che monitorano costantemente le condizioni interne, permettendo agli esperti del museo di intervenire rapidamente in caso di variazioni impreviste. Questo sistema di monitoraggio continuo garantisce la conservazione ottimale della marmotta nel lungo periodo, addirittura fino a 5 secoli.

Grazie a questa tecnologia avanzata, la marmotta di Lyskamm può essere conservata per oltre 500 anni, permettendo alle future generazioni di ammirare questo incredibile reperto e di apprendere dalla storia che racconta

Una mummia naturale più antica di Ötzi

datazione mummia marmotta

Il paragone con Ötzi, l’altra mummia naturale rinvenuta sulle Alpi è inevitabile, quanto particolarmente interessante. Entrambi i reperti sono stati preservati nei ghiacciai, offrendo uno sguardo unico sul passato. Tuttavia, mentre Ötzi risale a circa 5.300 anni fa, la marmotta del Lyskamm è ancora più antica, con i suoi 6.600 anni. Questo la rende non solo la mummia animale più antica d’Italia, ma anche un reperto più antico di Ötzi stesso.

Inoltre, mentre Ötzi ci offre informazioni preziose sulla vita umana nel Neolitico, la marmotta del Lyskamm ci fornisce dati inestimabili sulla fauna alpina e sull’ambiente di quell’epoca. La sua perfetta conservazione permette ai ricercatori di studiare dettagli come la dieta, le condizioni di salute e persino il DNA di questi animali vissuti millenni fa. Questa straordinaria integrità che ha mantenuto intatti per 66 secoli anche i tessuti e la pelliccia permette di compiere un vero e proprio salto indietro in un tempo in cui le marmotte non erano così diverse dalle nostre, confermando come questi animali siano tra i pochi che sono riusciti a sopravvivere all’era glaciale.

Una testimonianze e un monito per i cambiamenti climatici

Questo ritrovamento però fornisce e contemporaneamente aiuta a riflettere anche sul clima e sui cambiamenti climatici, aprendo, di fatto le porte ad una serie di opportunità per la ricerca scientifica e la climatologia.

Come fa notare anche la Dottoressa Botti questa scoperta permette non solo di ipotizzare che  ” la vita fosse presente a quote ben più alte di quelle di oggi e che quindi forse che le praterie alpine fossero più in alto”, ma anche, più in generale, di:

effettuare riflessioni sul clima presente al momento della vita di questa marmotta alpina ma anche sul clima che ha conservato la marmotta del Lyskamm fino a oggi oltre che effettuare ipotesi sul futuro alla luce del passato.

Del resto è proprio il cambiamento climatico, che sta determinando un progressivo e rapido deterioramento dell’ecosistema alpino, ha permesso che i resti di questa vita antica e remota tornassero alla luce e lo scioglimento dei ghiacciai e il loro ritiro potrebbero portare nel prossimo futuro a nuove scomperte, restituendo alla luce nuovi reperti.

Insomma, la marmotta di Lyskamm non è solo un reperto archeologico; è una narrazione vivente che racconta l’evoluzione degli ecosistemi alpini e aiuta a comprendere lo sviluppo e le transizioni della vita sulla Terra. Questo ritrovamento è un invito a riflettere sul nostro passato e sulle sfide che il cambiamento climatico pone al nostro futuro.

L’esposizione della marmotta del Lyskamm al Museo di Saint-Pierre non solo arricchisce il patrimonio culturale della Valle d’Aosta, ma contribuisce anche a sensibilizzare il pubblico sull’importanza della conservazione ambientale e dello studio dei cambiamenti climatici. Proprio come Ötzi ha attirato l’attenzione mondiale sulla preistoria alpina, questa antica marmotta potrebbe diventare un simbolo della storia naturale delle Alpi e della necessità di preservare questi fragili ecosistemi.

Per chi si trova in Valle d’Aosta o per chi desidera intraprendere un viaggio alla scoperta delle meraviglie del passato, la visita al Castello di Saint Pierre offre un’esperienza unica e affascinante, un ponte tra passato e presente che attende solo di essere attraversato.

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