Un raro e affascinante ritrovamento archeologico getta nuova luce sull'ingegnosità umana di quasi mezzo milione di anni fa, mostrando l'abilità tecnologica dei nostri più remoti antenati
Nelle regioni dell’Africa orientale che confinano con lo Zambia e la Tanzania, i ricercatori hanno scoperto un straordinario tesoro archeologico: i resti di una struttura in legno che potrebbe essere la più antica mai conosciuta sulla Terra. Questa sorprendente scoperta, che risale a quasi mezzo milione di anni fa, offre un’illuminante finestra sul passato remoto dell’umanità.
Gli scienziati dell’Università di Aberystwyth hanno datato questa struttura a almeno 476.000 anni fa, molto prima dell’avvento dell’Homo sapiens, che si crede sia comparso circa 300.000 anni fa. Questo significa che potrebbe essere stata creata dall’Homo heidelbergensis, un predecessore dell’uomo moderno che abitava questa regione. Ma chi ha costruito questa struttura? Come è riuscito a realizzarla? Qual era il suo scopo? Queste sono le domande che si sono posti gli scienziati che hanno portato alla luce questa meraviglia.
Un capolavoro di ingegneria preistorica
La struttura è formata da due tronchi sovrapposti, che mostrano l’ingegnosità e le abilità tecnologiche degli antichi abitanti di quest’area. Questi non sono semplicemente stati tagliati e appoggiati l’uno sull’altro, ma sono stati modellati con strumenti di pietra affilati, tagliati, sminuzzati e raschiati, dimostrando una sorprendente padronanza nell’arte della lavorazione del legno. Un tronco sovrapposto all’altro è tenuto insieme da un intaglio a forma di U rovesciata nella parte inferiore, che fa pensare che questa struttura fosse parte di una passerella o delle fondamenta di una piattaforma.
La scoperta in grado di riscrivere la storia è stata il risultato di un lavoro accurato e appassionato da parte degli scienziati. Nel 2019, il professor Larry Barham dell’Università di Liverpool e il suo team si sono recati alle cascate di Kalambo con l’obiettivo di continuare gli scavi iniziati nel 2006. Sfortunatamente, il fiume aveva cambiato corso e aveva sommerso l’area. Nonostante le difficoltà, Barham ha trovato il primo degli oggetti di legno durante il suo viaggio, un bastone da scavo datato a circa 390.000 anni fa. Questo è stato solo l’inizio di una serie di affascinanti scoperte.
La straordinaria conservazione del legno è ciò che ha reso possibile questa scoperta. Il materiale delle cascate di Kalambo è stato sepolto sotto sedimenti privi di ossigeno, consentendo al legno di sopravvivere per millenni. Questa è la prima volta che si ha testimonianza di esseri umani che hanno manipolato il legno in un modo così creativo, senza precedenti nella natura, come spiegato dallo stesso professor Barham:
Questo ritrovamento ha cambiato il mio modo di pensare ai nostri primi antenati. Dimenticate l’etichetta “età della pietra”, guardate cosa facevano queste persone: creavano qualcosa di nuovo, e di grande, con il legno. Usavano la loro intelligenza, immaginazione e abilità per creare qualcosa che non avevano mai visto prima, qualcosa che non era mai esistito prima.
Trasformavano l’ambiente circostante per rendere la vita più facile, anche solo creando una piattaforma su cui sedersi in riva al fiume per sbrigare le faccende quotidiane. Una popolazione più simile a noi di quanto si possa pensare.
Il professor Barham ha inoltre espresso la sua speranza che le cascate di Kalambo vengano riconosciute come patrimonio mondiale dell’Unesco. Un passo fondamentale per preservare questa straordinaria scoperta per le future generazioni e per far luce sulla storia dell’umanità.
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Fonte: Nature – University of Liverpool
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