Jebel Ihhoud, il primo Homo Sapiens finora noto, ha finalmente un volto: lo ha ricostruito Cicero Moraes, che aveva già ricostruito il volto di molti personaggi storici, da Antonio da Padova a Francesco Petrarca. Il risultato è stato ottenuto grazie ai dati forniti dal Max Planck Institute (Germania)
Possiamo ora “immaginare” Jebel Ihhoud, il primo Homo Sapiens finora noto: Cicero Moraes, che aveva già ricostruito il volto di molti personaggi storici, ha “disegnato” anche il suo, utilizzando i dati forniti dal Max Planck Institute (Germania).
Lo studioso ha utilizzato in particolare la ricostruzione facciale forense (RFF) detta anche approssimazione facciale forense (AFF), una tecnica di ricostruzione ausiliaria che ricostruisce/approssima il volto dal suo cranio e viene utilizzata quando ci sono poche informazioni per l’identificazione di una persona.
Il presente lavoro utilizza approcci già utilizzati in precedenti studi iniziati con la ricostruzione cranica in 3D, seguita da una tecnica di “deformazione” anatomica, che consiste nell’adattamento delle strutture basate su dati statistici degli esseri umani moderni e rifinitura con dettagli del viso, configurazione dei capelli con conseguente generazione di immagini precise. Il processo di modellazione è stato eseguito nel software Blender 3D
Questo lavoro dettagliato comprende una serie di approcci che permettono di eseguire un’approssimazione facciale del cranio di Jebel Irhoud – spiega Moraes – utilizzando solo dati disponibili online e software opensource, gratuiti e multipiattaforma
L’esperto ha innanzitutto digitalizzato in 3D il cranio, grazie allo strumento di fotogrammetria OrtogonBlender (OOB), scaricando video del Max Planck Institute e convertendolo in una sequenza di immagini. Ma, per aumentare le possibilità di successo del calcolo, le immagini sono state ingrandite del 300% e inviate per la conversione in oggetto 3D. Il risultato ottenuto è compatibile con le viste frontale e laterale.
Ma non finisce qui.
L’immagine ha ricevuto una serie di aggiustamenti per adattarsi al formato del cranio di Jebel Irhoud. Infatti, spiega Moraes, bisogna fare attenzione a rispettare, oltre alla struttura esterna, anche quella interna.
Secondo lo scienziato, il cranio di Irhoud assomiglia molto a Skhul V, ritrovato in Israele e risalente a circa 120mila anni fa, ma presenta anche alcune caratteristiche compatibili con i Neanderthal e gli Heidelbergensis.
Il lavoro è stato pubblicato su OrtogOnLineMag.
Non vuoi perdere le nostre notizie?
- Iscriviti ai nostri canali Whatsapp e Telegram
- Siamo anche su Google News, attiva la stella per inserirci tra le fonti preferite
Fonte: OrtogOnLineMag
Leggi anche: