In questa grotta siciliana sono stati appena scoperti i resti di una testuggine gigante di più di 12.500 anni fa

In una tomba in una grotta siciliana a Bagheria un team di ricercatori ha rinvenuto dei resti di una nuova specie di testuggine gigante. Dalle analisi effettuate il rettile di terra risalirebbe a più di 12.500 anni fa e si sarebbe estinto per colpa dei primi abitanti dell'isola

Scoperta sensazionale all’interno di una sepoltura della grotta siciliana Zubbio di Cozzo San Pietro dove alcuni resti di una testuggine preistorica di grande taglia sono stati portati alla luce a 15 metri di profondità.

A darne notizia sono i ricercatori dell’Università di Torino, Università di Palermo e del Senckenberg Naturhistorische Sammlungen di Dresda in uno studio pubblicato di recente sulla rivista scientifica Zoological Journal of the Lineean Society.

Nel sito preistorico nel comune di Bagheria sono in corso degli scavi condotti da poli universitari italiani e stranieri. La campagna è volta a studiare l’area funeraria risalente all’età del Rame. E, proprio durante gli scavi, gli archeologi si sono imbattuti in un femore molto ben conservato di una testuggine gigante.

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Le testuggini di grande taglia hanno generalmentegusci fragili e quindi poco presenti nel registro paleontologico, al contrario dei femori che sono robusti e piuttosto frequenti, ha detto Uwe Fritz, coautore della ricerca.

 

femore tartaruga

@Università di Torino

Il reperto ha permesso agli esperti di confrontare la specie che si sono trovati davanti con la testuggine di Bagheria e alte testuggini del Bacino del Mediterraneo. La comparazione ha però rivelato che la tartaruga di terra del sito richiedeva una nuova classificazione, appartenendo a un nuovo genere.

Al rettile gli studiosi hanno dato il nome di Solitudo sicula. La datazione al radiocarbonio ha consentito di stimarne l’età. La testuggine risalirebbe a oltre 12.500 anni fa e si ipotizza avesse un carapace di 50-60 cm anche perché così erano gli esemplari preistorici nel Pleistocene medio esposti al Museo Civico di Storia Naturale di Comiso e al Museo Geologico Gemmellaro di Palermo.

Il ritrovamento di questi resti rappresenta una sorpresa veramente inaspettata che apre nuove prospettive per la ricerca scientifica e quindi per la conoscenza del patrimonio naturale e culturale siciliano, ha affermato Gianni Insacco, Direttore Scientifico del Museo di Comiso.

Sebbene non sia possibile affermarlo con certezza, gli studiosi suppongono che la Solitudo sicula si sia estinta per colpa dei primi abitanti della trinacria. Così è successo e succede tutt’ora per altre specie di testuggini in tutto il mondo, cacciate dall’essere umano.

Fonte: Università di Torino/Zoological Journal of the Lineean Society

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