La Germania restituisce 75 manufatti della cultura Huasteca al Messico e la “dignità alle nostre comunità indigene”

In una dimostrazione di cooperazione internazionale, il Messico ha accolto il ritorno di 75 reperti archeologici dalla Germania, un passo importante nella conservazione della memoria storica e del patrimonio culturale

Lo scorso novembre nell’ambito di un’azione congiunta tra Messico e Germania, si è concretizzata la restituzione di 75 pezzi archeologici, prevalentemente legati alla cultura Huasteca. L’evento si è tenuto presso l’Ambasciata messicana in Germania, simboleggiando un passo significativo nella collaborazione tra i due Paesi nel campo della salvaguardia del patrimonio culturale.

Alejandra Frausto Guerrero, Segretaria alla Cultura del Governo messicano, attraverso un collegamento virtuale, ha illustrato che questa restituzione fa parte di un ampio sforzo che ha visto la restituzione di 13.422 pezzi archeologici al Messico durante l’attuale amministrazione governativa. È stato anche menzionato l’impegno internazionale, come quello emerso dalla Mondiacult 2022, per il rispetto dei luoghi di origine dei beni culturali.

La restituzione fa seguito ad altre già avvenute in passato di reperti. Nel 2021, ad esempio, la regione tedesca della Sassonia-Anhalt ha manifestato l’intenzione di restituire tredici sculture Maya alla loro regione d’origine, in risposta a presunte origini illegali da scavi in Messico e Guatemala. Questi manufatti, realizzati in argilla e risalenti a circa 1500 anni fa, erano stati occultati per anni nella cantina di una fattoria tedesca, venendo poi riscoperti di recente. L’inusuale vicenda aveva attirato l’attenzione, poiché i 13 reperti erano coinvolti in un procedimento penale, come riferito dal quotidiano tedesco Volksstimme.

Nel 2007, un uomo di 66 anni seppellì le sculture insieme a due fucili del nonno in un barile di plastica, denunciandosi alla polizia nel 2020 e rivelando il loro nascondiglio nella cantina della sua ex fattoria. Durante la perquisizione, gli ufficiali rinvennero le antiche sculture insieme a armi della Seconda Guerra Mondiale. La Sassonia-Anhalt incaricò un esperto di esaminare i reperti, confermandone l’autenticità ad eccezione di una figura, identificata come una copia. Il precedente proprietario potrebbe aver acquistato i pezzi sul mercato nero durante il suo soggiorno in Sud America.

Una campagna di sensibilizzazione

Tornando all’odierna restituzione, i 75 pezzi includono 74 oggetti provenienti dal Museo Schloss Salder di Salzgitter, in Bassa Sassonia. L’antropologo Diego Prieto ha riferito che 74 reperti furono scoperti 120 anni fa da un insegnante tedesco che era impegnato nella trivellazione di un pozzo nella città di Tampico, Tamaulipas, nel 1900, e che entrarono a far parte di quel museo verso il 1963. Un ulteriore pezzo, un mortaio tripode in pietra, è stato restituito dopo essere stato confiscato alla dogana di Lipsia.

Non è pienamente documentato il percorso di trasferimento dei manufatti in Germania, ma l’iniziativa di restituzione da parte della città di Salzgitter e del Museo Schloss Salder è stata completamente volontaria. Da tempo, lo stato tedesco si confronta con numerose polemiche riguardanti il suo complicato rapporto tra arte e colonialismo, e alcuni ritengono che simili azioni possano distogliere l’attenzione da controversie ancora più complesse riguardanti altri paesi.

Ad ogni modo, la restituzione di tali reperti non solo assicura la loro preservazione e analisi accademica, ma restituisce alle comunità native una componente essenziale della loro memoria storica. Per questo, infatti, è stata promossa la campagna #MiPatrimonioNoSeVende, volta a sensibilizzare sul rispetto delle culture indigene.

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Fonte: INAHVolksstimme

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