Forse già 4000 anni fa si tentavano le prime operazioni chirurgiche contro i tumori, come emerge dall’analisi di un cranio che apparteneva ad un uomo vissuto tra il 2687 e il 2345 a.C.
Un team di scienziati ha analizzato un cranio di oltre 4000 anni fa, rivelando possibili segni di un intervento chirurgico anti-cancro nell’Antico Egitto. Il cranio, classificato con il numero 236, apparteneva a un giovane uomo di circa 30-35 anni, vissuto tra il 2687 e il 2345 a.C.
Questo reperto, insieme a un altro cranio identificato come E270, è stato oggetto di uno studio pubblicato su Frontiers in Medicine da Tatiana Tondini dell’Università di Tubinga e i suoi colleghi. L’osservazione microscopica del cranio 236 ha rivelato una lesione di grandi dimensioni e circa 30 piccole lesioni metastatizzate, compatibili con un cancro.
Ciò che ha sorpreso i ricercatori sono stati i segni di taglio attorno a queste lesioni, probabilmente realizzati con uno strumento metallico appuntito. Tondini ha spiegato come, quando hanno osservato per la prima volta i segni di taglio al microscopio, non potessero credere a ciò che avevano di fronte. Questa scoperta suggerisce infatti che gli antichi egizi potrebbero aver tentato un intervento chirurgico per rimuovere il tumore o studiare meglio la malattia.
Le donne forse avevano un ruolo nelle guerre?
Il secondo cranio, E270, presenta una grande lesione compatibile con un tumore che ha distrutto l’osso, insieme a due lesioni traumatiche guarite, probabilmente causate da un’arma affilata. Questo indica che l’individuo potrebbe aver ricevuto un trattamento che gli ha permesso di sopravvivere.
La presenza di queste lesioni su una donna è insolita, dato che la maggior parte delle ferite violente trovate su resti scheletrici sono maschili. Ciò potrebbe suggerire la necessità di ripensare il ruolo delle donne nei conflitti dell’antichità, facendo credere che la donna potesse essere coinvolta in qualche tipo di attività di guerra.
Edgard Camarós, paleopatologo dell’Università di Santiago de Compostela, ha asserito che questo studio rappresenta un importante contributo alla paleo-oncologia, ma ha sottolineato la necessità di ulteriori ricerche per chiarire come le società antiche affrontassero il cancro. Questo cambiamento di prospettiva offre una base incoraggiante per future indagini su come le antiche civiltà gestivano questa malattia.
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Fonte: Frontiers in Medicine
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