Prima sottraggono reperti o pietre e poi se ne pentono, per un motivo o per l’altro (e spesso ha a che fare la presunta maledizione): ecco tutti i biglietti di “pentimento” di chi si è portato a casa un pezzo di Pompei
Troppo spesso sentiamo di visitatori che trafugano reperti o pietre dai parchi archeologici per portarli a casa come se fossero i classici souvenir dei negozi. Un atto vile che lede il patrimonio archeologico mondiale e il cui fenomeno è ora emerso e diventato virale in un modo davvero bizzarro.
Sophie Hay, un’archeologa che collabora con il Parco Archeologico di Pompei ha infatti postato sul suo profilo X, ex Twitter, gli atti di “pentimento” da parte dei turisti che hanno deciso di portare con sé un po’ della città che venne sepolta nel 79 a causa dell’eruzione del Vesuvio.
Questi insoliti biglietti di scuse – spesso accompagnati anche dal “pezzo sottratto” – sono esposti nell’ufficio del Parco Archeologico campano e la Hay ha condiviso alcune foto di questi pezzi di carta su cui i visitatori esprimono rimorso e restituiscono gli oggetti rubati.
This morning I discovered the little display in the office of material taken from but eventually returned to #Pompeii by guilt-ridden visitors over the years. #sorry pic.twitter.com/8gRONB5jAy
— Dr Sophie Hay (@pompei79) May 29, 2023
Ecco cosa scrivono nei biglietti
La maggior parte dei biglietti è in inglese e alcuni sembrano fare riferimento alla nota leggenda metropolitana secondo cui coloro i quali rubano pietre da Pompei attirano su di sé una maledizione. Altri messaggi, più semplici, rivelano il pentimento delle persone che si rendono conto di aver sottratto elementi da uno dei siti archeologici più importanti al mondo.
Leggiamo frasi che spiegano la loro provenienza, come:
Questi frammenti dovrebbero essere rimessi nell’area principale, dove le guide turistiche dissero che si trattava di pietra pomice. Mi scuso.
Oppure ancora:
Mi dispiace di aver preso la pietra. La restituisco non perché porti sfortuna, ma per il senso di colpa. Scusate ancora.
Un’abitudine che non è comunque nuova dato che l’ex direttore del parco, Massimo Osanna, aveva confermato anni fa che il parco riceve regolarmente pacchetti postali contenenti centinaia di reperti rubati e successivamente restituiti.
Anche Gabriel Zuchtriegel, attuale direttore del Parco Archeologico di Pompei, ha recentemente condiviso un biglietto di scuse simile da parte di un visitatore che ha restituito un reperto trafugato. In quel caso la persona aveva fatto riferimento proprio alla presunta maledizione, sostenendo di aver avuto un problema di salute che attribuirebbe proprio a questa leggenda:
Non sapevo della maledizione, non sapevo che non si dovessero prendere le pietre. Sono una donna giovane e in salute e i medici mi hanno detto che era stata solo ‘sfortuna’. Vi prego di accettare le mie scuse e di riprendervi questi pezzi. Mi dispiace.
Dear anonymous sender of this letter … the pumice stones arrived in Pompeii… now good luck for your future & in bocca al lupo, as we say in Italy pic.twitter.com/vaYlqUudke
— Gabriel Zuchtriegel (@GZuchtriegel) January 9, 2024
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